I motivi della prima guerra di Indocina La guerra di liberazione dai francesi subì i condizionamenti della guerra fredda

Con il “massacro di Haiphong” la Francia rinunciava ai negoziati e puntava sull’azione di forza per imporsi sull’alto Vietnam. Ho Chi Minh, dopo il fallimento del colpo di stato, tentato il 19 Dicembre 1946, entrò con il suo governo nella clandestinità e i partigiani Vietminh, comandati da Giap, ingaggiarono una lotta con i regolari francesi, che durò più di sette anni. Il Vietminh beneficiava di un largo appoggio presso la popolazione del Tonchino e alla fine del 1949 controllava già la maggior parte della regione. Inoltre la vittoria dei comunisti in Cina consentì al Vietminh di ricevere un importante sostegno attraverso la frontiera dell’Alto Tonchino, convincendo i Francesi ad abbandonare la frontiera sino-tonchinese e a concentrarsi su Hanoi e il delta del fiume Rosso. Gli Stati Uniti, che nel biennio 1945-46 erano stati favorevoli a Ho Chi Minh, allora considerato soltanto un nazionalista, mutarono radicalmente la loro posizione a causa della guerra fredda e del conflitto tra le due Coree (1950-1953). Washington iniziò a fornire molti aiuti alla Francia, senza mai impegnare proprie truppe in Indocina. Gli effettivi del generale Giap, nel frattempo, aumentarono sensibilmente di numero, passando da 40.000 nel 1950 a 125.000 nel 1953, ed erano sostenuti dalle unità regionali e dalle milizie popolari. La Francia, dal canto suo, non si decideva a inviare truppe della riserva strategica e si ostinava a vedere nella guerra di Indocina delle “operazioni di pacificazione”. Il generale Henri Navarre, per spezzare il controllo dei Vietminh sul delta del Tonchino, fece costruire nel Novembre 1953 un campo trincerato a Dien-Ben-Phu nell’alto Tonchino al confine con il Laos. Egli, però, non rendendosi conto del cospicuo potenziale militare di cui disponeva Giap in quel momento, non spostò i grandi distaccamenti francesi dal Vietnam centrale nella vallata di Dien Bien Phu. Il 23 Novembre Ho Chi Minh si dichiarò disposto a porre fine alla guerra “con mezzi pacifici”, ma Giap, che disponeva di una forza di combattimento composta da otto divisioni, non esitò a mobilitare le sue truppe contro il campo trincerato. Il 13 Marzo 1954, dopo tre mesi di assedio, i Vietminh sferrarono l’attacco attraverso trincee e gallerie, che avevano nel frattempo scavato e da cui potevano colpire in modo inatteso ed efficacia con l’artiglieria.

Il 5 Maggio scattò l’offensiva finale e dopo due giorni i 10.000 uomini della guarnigione ancora in vita si arresero. La battaglia di Dien-Ben-Phu, conclusasi con la disfatta delle forze francesi, anche se sul piano dei costi umani fu assai superiore per i vietnamiti (7.900 morti Vietminh contro i 1.142 francesi), colpì il mondo occidentale per la sua imprevedibilità e stupì per la sua novità: per la prima volta un movimento di indipendenza non europeo sconfisse in campo aperto gli occidentali, senza avvalersi delle tecniche della guerriglia. Il 26 Aprile erano iniziati a Ginevra i negoziati tra i rappresentanti delle diverse nazioni interessate per giungere a un accordo di pace e rendere stabile la situazione politica in Corea e in Indocina. L’espugnazione di Dien-Ben-Phu intervenne con un peso rilevante sull’andamento delle trattative per l’assetto geopolitico dell’Indocina e convinse il presidente del Consiglio francese Pierre Mendès-France al disimpegno della Francia dalla regione. Egli e il ministro degli esteri cinese Zhou Enlai furono i più determinati a concludere i negoziati e alle prime ore del 21 Luglio 1954 vennero firmati gli accordi fra il presidente Mendès-France e il capo del governo Vietminh Pahn Van Dong. Vennero sottoscritti da Unione Sovietica, Regno Unito e Cina comunista, ma non dagli Stati Uniti, perché non riconoscevano la Repubblica Popolare Cinese come stato sovrano. In sintesi si stabilirono i seguenti punti: 1) indipendenza delle ex colonie francesi del Vietnam, della Cambogia e del Laos; 2) divisione temporanea del Vietnam, per due anni, sulla linea del 17° parallelo; 3) scopo della provvisoria separazione: “risolvere le questioni militari con l’obiettivo di porre fine alle ostilità […] la linea di demarcazione militare è temporanea e non dovrebbe in alcun modo essere interpretata come un confine politico o territoriale”; 4) plebiscito per l’unificazione ed elezioni politiche nel Luglio 1956, da condursi sotto la supervisione internazionale (Polonia, Canada, India): il risultato avrebbe determinato il sistema politico e il governo del Vietnam indipendente; 6) rientro, durante i due anni di transizione, dei Vietminh nel Vietnam del Nord e delle truppe francesi o filo-francesi nel Vietnam del Sud 7) libertà di trasferimento per i civili vietnamiti su tutto il territorio del Vietnam. Le ultime truppe francesi lasciarono Hanoi il 9 Ottobre 1954; vennero tuttavia disattesi molti altri punti degli accordi di Ginevra, in primis non si tenne il referendum per la riunificazione e, de facto, si posero le premesse per la seconda guerra del Vietnam.

Romeo Ferrari, docente di storia e filosofia