Ci sono quasi 2 mila chilometri di libri
Lo stato di salute della cultura? “Un giorno per divertimento ho messo in fila i volumi”
Veronese, laureata in Storia all’Università di Bologna con una tesi dal titolo “Alessandro Scolari stampatore al Ponte delle Navi in Verona (1719-1759)”, Daniela Brunelli ha conseguito la specializzazione in Archivistica, Paleografia e Diplomatica alla scuola annessa all’Archivio di Stato di Mantova e un master all’Università Cattolica di Milano in Gestione e direzione di Biblioteche. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni sulla storia della stampa e del libro. Dirige il Sistema bibliotecario dell’Università di Verona, coordinando le biblioteche centrali e specialistiche dei Poli Umanistico, Economico, Giuridico e Medico Scientifico, oltre ad archivi e collezioni museali. Dal 2009 è presidente della Società Letteraria, prima donna dopo più di 200 anni di storia della prestigiosa istituzione culturale affacciata su piazza Bra. Insieme a Andrea Kerbaker cura il programma di “Libri e Rose. Scrivere, stampare, leggere”, rassegna di appuntamenti letterari giunta quest’anno alla terza edizione.
Dottoressa Brunelli, cominciamo da lei. La tesi su uno stampatore veronese del ‘700, la passione per le biblioteche, l’archivistica…non è proprio roba da giovani!
“Beh, se usiamo i parametri odierni forse no. Ma per una ragazza degli anni Sessanta lo era! La passione per la storia l’ho avuta fin dal liceo. Poi mi sono laureata con Carlo Ginzburg e Ottavia Niccoli. E la passione si è ulteriormente consolidata con le successive specializzazioni”.
Si è conclusa da pochi giorni la rassegna “Libri e Rose”: quattro giornate di eventi, mostre, incontri con l’autore e 4000 presenze all’attivo. Un successo in buona parte merito suo.
“Merito di un lavoro corale, che è quello che mi piace di più. Il bello della rassegna è proprio questo: ciascuno mette la propria competenza e il proprio entusiasmo. Riunire un numero così elevato di autori e di presentatori non è affatto semplice, ma è molto entusiasmante. La grande soddisfazione è vedere che la città risponde, in luoghi della cultura importanti come la Biblioteca civica, il Conservatorio, la Società Letteraria”.
Cosa manca a Verona in ambito culturale?
“Niente. Trovo che Verona abbia una ricchezza come poche altre città in Italia. É ricchissima di patrimonio d’arte, di memoria scritta, di istituzioni culturali di antico regime. É una città che offre moltissime attività inerenti la musica, il suo studio, la sua divulgazione. A Verona non manca nulla, anzi: in certi giorni è difficile decidere dove andare e cosa seguire! É vero che a volte i veronesi sono scontenti e hanno l’impressione che non si faccia abbastanza. Ma la città ha una grande vivacità culturale e bisogna saperla cogliere”.
Quindi lo stato di salute della cultura a Verona è buono.
“Un giorno mi sono divertita a contare i chilometri di libri che abbiamo: 1.900 km lineari di volumi, come tutta l’Italia, e più di 40 km di archivi. Ma siamo anche una città che nelle istituzioni culturali, e nell’Università in particolare, è vocata al futuro: abbiamo oltre 500 mila oggetti digitali. Poche città in Italia hanno grandi istituzioni culturali di antica origine ancora vitali”.
Quali sono?
“Società Letteraria anno 1808, Accademia di Agricoltura 1768, Accademia Filarmonica 1543, Società Amici della musica 1909, Accademia di pittura e scultura Cignaroli 1764. Sono tutte istituzioni antiche, ancora vivaci, che ogni giorno offrono qualcosa. Non mi vorrà dire che a Verona non c’è attenzione per la cultura!”
La Letteraria? E’ la casa dei veronesi
E’ un’antica istituzione che ha sempre avuto attenzione per la contemporaneità
Però molti sostengono che sia una città chiusa, un po’ provinciale…
“Credo che basti passeggiare in piazza Bra per capire che Verona è una città internazionale: si sentono parlare tutte le lingue del mondo, si mangia a qualsiasi ora. In uno degli incontri di Libri e Rose abbiamo messo insieme tre autori, che hanno scelto Verona come luogo della loro produzione intellettuale: su tre che vivono qui, due sono stranieri, Jana Karsaiova e Tim Parks. Piuttosto mi chiedo: i veronesi sono davvero consapevoli di quello che li attornia e della grande offerta che hanno? Oltre alle istituzioni, in città ci sono più di 90 associazioni culturali: sarebbe bello che a volte venisse riconosciuto. Ma credo che il vero tema sia un altro”.
Qual è il ruolo di Società Letteraria nella vita culturale cittadina?
“A noi piace definirla una delle case dei veronesi. Un punto di riferimento nel cuore di Verona, che ogni pomeriggio offre gratuitamente ai cittadini la possibilità di partecipare agli incontri culturali che qui si svolgono. Sempre con ampiezza di temi e di vedute, mai monodirezionale. Questo è il nostro ruolo: una piattaforma di dialogo. Molta attenzione la dedichiamo ai temi che riguardano l’Europa e la cultura europeista: fa parte anche questo del Dna di Società Letteraria, che è stata fondata per potersi associare a tutti i giornali che venivano pubblicati nell’Europa di inizio Ottocento. É un’antica istituzione che ha sempre avuto attenzione alla contemporaneità”.
C’è collaborazione con chi amministra la città?
“Proprio per questa sua posizione di equidistanza e di dialogo, Società Letteraria ha sempre avuto un’ottima collaborazione con gli amministratori della città e ha sempre trovato riscontro in chi ha ricoperto la carica di assessore alla Cultura. Libri e Rose, ad esempio, nasce con l’assessore Briani e viene portata avanti dall’assessora Ugolini. Ed è molto bello, perché non sempre le amministrazioni, nel loro passaggio, ereditano qualcosa dalle precedenti e si impegnano a portarlo avanti”.
Uno dei temi su cui si dibatte in città è l’eccessiva presenza di un turismo di massa, interessato al balcone di Giulietta e a poco altro.
“Non è un tema semplice. Da un lato è indubbio che la bellezza artistica, architettonica e paesaggistica di Verona attrae. E la bellezza dev’essere condivisa senza limiti. Però è anche vero che quando una città piccola come la nostra viene invasa da migliaia di turisti, le difficoltà si vedono. Ma il mondo è cambiato. E credo che dobbiamo interrogarci sul cambiamento e su cosa prediligono le persone oggi. Non si può guardare alla realtà con una lente di ingrandimento che si riferisce al passato…e lo dice una storica! Ma la storia serve per produrre qualcosa di buono per il futuro, non per crogiolarsi nei bei tempi andati”.
Ma per andare oltre Giulietta, cosa si potrebbe proporre?
“Verona è la città dei libri, della musica, dell’arte, del paesaggio. É ovvio che attrae persone. Giulietta fa parte della storia di questa città. La sua storia è nella storia di Verona. Quando Shakespeare ha scritto la tragedia di Romeo e Giulietta, ha attratto fin dai suoi tempi visitatori stranieri che sono venuti alla ricerca di quel mito e hanno lasciato testimonianza scritta. E piano piano quel mito si è fatto vero!”.
Però l’enorme afflusso alla casa di Giulietta crea problemi.
“Certo, le criticità esistono. Ma mi sembra che la strada intrapresa di recente sia quella corretta: arricchire quella casa con oggetti artistici di valore, in modo che diventi un vero museo, un luogo da visitare con dei contenuti al di là del mito. O che partano dal mito per proporre un’offerta artistica di valore. Forse questa è la chiave giusta. Mica si può buttare Giulietta! Bisogna darle dei contenuti più contemporanei, più rispondenti alla sensibilità attuale. Facendo capire che Giulietta non si esaurisce nel seno consumato della sua statua o nel bigliettino attaccato con la gomma da masticare”.
Rossella Lazzarini