L’ultimo salto, l’ultima chance di salire sul podio. Giovanni Evangelisti cercò concentrazione, raccolse anche forze che non c’erano più. Poi partì. Rincorsa rabbiosa, il balzo, l’atterraggio. Capì da solo, senza il respiro della gente, che quel salto non valeva il podio. Si rialzò, si guardò attorno, allargò un filo le braccia, come a dire, “ho dato tutto”. Sentì l’applauso della gente. Poi l’applauso divenne un boato. Allora Giovanni cercò di capire, guardò la misura sul tabellone: 8 metri e 38 centimetri. Era sul podio. Alzò le braccia, forse senza crederci del tutto.
LE POLEMICHE. L’Università dello Sport di Colonia e una rivista tedesca sollevarono pochi giorni dopo i primi dubbi. Il fuoriclasse russo Ter Ovesian, ex primatista mondiale, dichiarò “impossibile, quel salto a 8,38 di Evangelisti”. Ci fu persino chi sostenne che un giudice avesse coperto il punto esatto dov’era “atterrato” Evangelisti, almeno 30 centimetri più indietro. E, addirittura, negli Stati Uniti ipotizzarono che un salto di Myriks, rivale di Evangelisti, fosse stato di 30 centimetri più lungo. Insomma, un polverone incredibile, in cui la Federazione italiana fece una pessima figura, ma che non toccò per niente Giovanni Evangelisti, vittima, a sua volta, di uno scandalo elaborato a sua insaputa.
LA DENUNCIA. Uno dei tecnici della Nazionale, Sandro Donati, presentò un esposto ai Carabinieri, denunciando l’evidente errore (volontario) dei giudici. Fu l’inizio della fine. La Rai mandò in onda più volte servizi relativi al mondiale, col salto “incriminato”, visto e rivisto, tra moviole, contromoviole e diavolerie tecnologiche. Apparve chiaro a tutti, purtroppo, che la misura era stata “inventata” e che il bronzo non era di Evangelisti. Il quale, per dimostrare la sua pulizia morale restituì la medaglia. “Non è mia, non m’interessa”.
LA “SENTENZA”. Era chiaro, si trattava di un salto “truccato”. Ma non aspettatevi una sentenza chiara, siamo in Italia. Le polemiche durarono a lungo. Ci furono dimissioni, “siluri” (Donati allontanato dalla Nazionale), altri scandali “insabbiati” (sospetto di doping). Ci fu chi si chiamò fuori, pur essendo nei ranghi della Fidal, tecnico della Nazionale. Alla fine, prima il Coni, poi la Iaaf, Federazione internazionale, “cancellarono” quell’8 e 38 in realtà mai saltato. A distanza di anni l’unico “pulito” resta Giovanni Evangelisti, che campione lo è stato per davvero.