Cropropamidina e cretamidina. Sono i nomi di due stimolanti nervosi trovate nelle urine di Silvano Fontolan, al termine della partita con il Werder Brema, al Bentegodi. Secondo l’ Uefa si trattò del primo caso di doping rilevato, da quando, i controlli furono introdotti nelle finali delle tre coppe europee e nel campionato d’ Europa per nazioni.
IL RICORSO. Il Verona corse subito ai ripari per convincere l’ Uefa della propria buonafede ed evitare così un’ altra squalifica, dopo quella di Elkjaer, già squalificato per il ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa. Così, corredata da un parere del professor Scuro, uno dei nomi illustri del policlinico cittadino, partì alla volta di Ginevra una memoria scritta in cui il dottor Biscardo, medico sociale del Verona, spiegava ai commissari Uefa quel che è successo. “Il giocatore – scrisse il dottor Biscardo – ha preso il Micoren per compensare l’ inevitabile debolezza provocata dall’ assunzione del Veramox, l’ antibiotico con cui si stava curando da una bronchite. In Italia il medicinale non è proibito, visto che il giocatore ne aveva già fatto uso in campionato, prima della partita con l’ Inter”.
LA REAZIONE DI FONTOLAN. “Ho seguito le prescrizioni del medico, come sempre. Quante storie, mi dispiace: non voglio apparire come un “drogato” e inoltre la società non aveva intenzione di ingannare nessuno”.
LA DIFESA DELL’HELLAS. “Abbiamo grande fiducia nella commissione di controllo e disciplina di Ginevra anche perchè la documentazione inoltrata è del tutto chiarificatrice”, il parere della società che pensava anche al retourn match di Coppa. “In mancanza di una casistica precisa, la società spera di cavarsela con una diffida o, al massimo, con una multa. Del resto la buonafede della società e del giocatore paiono fuori da ogni discussione come del resto la presenza delle sostanze non consentite: il verdetto, pur dovendo individuare una colpa, dovrebbe tenere conto di queste attenuanti”.
IN CAMPO. E così avvenne. La società se la cavò con una multa, nessuna sanzione per la “quercia di Garbagnate” che a Brema fu regolarmente al suo posto, in quella che resta l’ultima uscita dell’Hellas dall’Italia. Del resto, chi poteva avere dubbi sull’onestà di Silvanone nostro? “Il Micoren? Lo prendevano tutti, non era una droga. E io non avevo bisogno di niente, per fermare gli attaccanti”, tuona ancora oggi il vocione del Fonto.
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