Pioggia di ordini disdetti e milioni di piantine da orto e da fiore, che rischiano di essere buttate al macero perché i grandi centri di giardinaggio e le fiorerie sono chiuse. L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio i florovivaisti di tutta la provincia di Verona, che temono di perdere i due mesi di fatturato più importanti dell’anno. Spiega Massimo Fontana, presidente dei florovivaisti di Confagricoltura Verona e titolare di Fontana L’arte del Verde a San Giorgio in Salici: “Con le ultime disposizioni i mercati sono fermi, i centri di giardinaggio sono chiusi nel fine settimana o sono vuoti, molti negozi di fiori hanno abbassato le saracinesche. Le fiere sono rimandate, gli eventi annullati e si fatica pure con gli allestimenti di interni, perché non ci fanno più entrare. Se questo fosse accaduto in novembre avremmo avuto meno danno. Ma siamo quasi in primavera e stiamo già producendo piante di viole, gerani, surfinie, bulbi e poi insalata, verze, coste, erbe aromatiche e tanto altro. Tutta merce che, se nel giro di 15 giorni non viene venduta, è da buttare. Abbiamo perso l’8 marzo e perderemo due mesi, compresa la Festa della mamma. I due mesi più importanti dell’anno, che costituiscono gran parte del nostro fatturato. C’è gente che ha fatto investimenti importanti, abbiamo centinaia di dipendenti. E se adesso si decreterà la chiusura di tutti i negozi l’annata sarà rovinata”. Un timore diffuso anche oltre i confini provinciali. Reclama Roberto Tomasin, dei florovivaisti di Confagricoltura Veneto: “Vorremmo che ci considerassero alla stessa stregua degli allevatori e del food. Non vendiamo ferro, che può restare fermo per sei mesi, ma materiale deperibile. Siamo anche noi parte del settore primario. È inutile che ci abbiano dato la possibilità di circolare, se i nostri clienti hanno tutti chiuso baracca. Ci piacerebbe coinvolgere l’opinione pubblica e i politici, per trovare soluzioni ragionevoli. I Garden sono grandi, spaziosi e con spazi aperti, Noi idem. Si trovino modalità per farci continuare a lavorare, con tutte le precauzioni che vengono messe in atto nei supermercati, altrimenti milioni di euro e centinaia di posti di lavoro andranno in fumo”. Il presidente della Federazione nazionale del florovivaismo di Confagricoltura, Francesco Mati, aggiunge che ci sono grossi problemi anche con l’export: alle frontiere vengono disdetti o rifiutati piante e fiori destinati all’esportazione o messi in quarantena con interpretazioni restrittive di alcune dogane. “Il blocco dell’export di prodotti florovivaistici è assurdo e pretestuoso – ha detto -. Ci vogliono interventi chiari e rigorosi, a livello europeo ma anche mondiale, per fermare lo sciacallaggio in atto. Tutto il Made in Italy, compreso quello florovivaistico, è sotto attacco. I nostri produttori sono ingiustamente minacciati nei loro interessi economici, rischiano il tracollo delle loro imprese e minacciano proteste alle frontiere con la Francia”.