Licenziato da Cattolica, assunto dal Vaticano. Da Bedoni a Bergoglio. Da un Papa, molto terreno, il cui titolo gli è stato affibbiato dal mondo economico veronese, all’altro, il vicario di Cristo, 266 esimo vescovo di Roma. Alberto Minali, ex amministratore delegato del colosso assicurativo scaligero, è stato chiamato da Francesco nel Consiglio per l’Economia della Santa Sede. Si tratta dell’unica nomina maschile laica. Il Consiglio economico era l’ultimo dei tasselli rimasto immutato dal 2014, anno della nomina del Santo Padre. Entrano sei donne ed escono di scena persone che ormai appartenevano alla fase della riforma delle finanze archiviata da tempo. Coordinatore resta il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e capofila dei ‘progressisti’ dentro il Sacro Collegio. Se ne va il maltese Joseph Zahara – già capo della Bank of Valletta e legato al presidente Ior, Jean Baptiste de Franssu – che era vice coordinatore, e in passato era stato a capo della Cosea, la commissione di riforma da cui scaturì, per un fuga di documenti, anche Vatileaks 2. Il Consiglio ha il compito di sorvegliare la gestione economica e di vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei dicasteri della Curia romana, delle istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. È costituito da 15 componenti: 8 tra cardinali e vescovi e 7 esperti finanziari laici di vari Paesi, ed è presieduto da un cardinale coordinatore, coadiuvato da un prelato segretario. Il controllo e la vigilanza sugli enti di cui si occupa il Consiglio sono attuati dalla Segreteria per l’Economia, di cui prefetto è il gesuita Guerrero Alves. “Sono onorato e spero di poter ricambiare le attese del Papa” si è limitato a dire, rispettoso, Minali. Non tutti possono vantarsi di aver lavorato con due Pontefici.