Caldo pressante, umidità, incendi e siccità da un alto e poi inondazioni, tempeste, grandinate, venti che sradicano alberi e tetti, cieli costellati da lampi e fulmini…. Tutte conseguenze tangibili dei cambiamenti climatici che sembrano essere sempre più evidenti.
A farne le spese l’ambiente e la nostra salute psicofisica. Se madre natura risulta essere sempre meno accudente e protettiva, e sempre più imprevedibile e minacciosa, l’idea stessa di sopravvivenza viene minata e la percezione di sicurezza vacilla fino a instaurare un malessere.
Negli ultimi anni sono aumentate le ricerche scientifiche riguardanti le ripercussioni dei cambiamenti climatici sulla psiche, l’American Psychiatric Association (APA) riconosce quanto tale mutamento rappresenti una minaccia per la salute pubblica, compresa quella mentale. Inondazioni e siccità prolungate sembrano essere eventi associati a elevati livelli di ansia, depressione e disturbo post traumatico da stress.
Si è osservato, inoltre, aumenti nei livelli di psicopatologia, non solo nelle persone che sperimentano catastrofi ambientali, ma anche nei soggetti esposti a tali temi solo a livello informativo.
Tanti possono essere infatti e rebound psicofisici correlati a un simile stato climatico. Dal tono dell’umore deflesso, con visione pessimista del qui ed ora e del futuro prossimo, con mancanza di interessi e progettazione, all’ansia, allo stress, ai sentimenti di rabbia, a sintomi generalizzati da somatizzazione, all’abuso di sostanze psicoattive… L’aumento di calore, in particolare, è associato a maggiori conflitti e all’aggressività, aumento di comportamenti suicidari, oltre che all’ospedalizzazione per disturbi mentali. Del resto, noi siamo immersi nell’ambiente, il territorio che sembra rivoltarsi sempre più è la nostra casa, una sorta di contenitore che dovrebbe assicurarci la sussistenza e che invece ci spaventa. L’incertezza, la sfiducia, l’impotenza e la preoccupazione che certi eventi ci trasmettono si scontra con il nostro bisogno vitale di sicurezza. Gleen Albrecht eco-filosofo contemporaneo, ci introduce al concetto di “solastalgia”, malinconia per la propria casa che si sta degradando, un dolore psichico nostalgico correlato ai cambiamenti metereologici.
Descrive inoltre il fenomeno della “meteoansia” come l’angoscia legata agli eventi climatici e di “acoagnosia” come l’indifferenza rispetto i temi ecoambientali. La sofferenza correlata ai cambiamenti climatici può essere contenuta e ridotta evitando di lasciarsi sopraffare dallo sgomento e dall’angoscia e dando valore ai piccoli, ma importanti, gesti quotidiani pro ambiente, che ognuno di noi può mettere in atto per salvaguardare il sistema. Essere attivi in tal senso ci permette di concepirci come parte di un tutto e ci trasmette l’idea di avere controllo sulla nostra vita. Ci responsabilizza e ci rende consapevoli rispetto al fatto che la salute e la condizione in cui versano la casa/ambiente dipendono anche dal nostro modo di trattarle.
*Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta