Luca Badalotti è uno dei più importanti allenatori di boxe nel panorama veronese. Il suo immenso amore per questo sport ha permesso ai suoi atleti di raggiungere importanti traguardi.
Da dove nasce la passione per la boxe?
* Iniziai ad avvicinarmi a questo mondo a 13 anni: cominciai con la kickboxing, ma dopo 4 anni mi dedicai completamente al pugilato poiché si trattava di una federazione molto più seria. Da ragazzo, spinto dalla passione di guardare in televisione pugili del calibro di Tyson, Benvenuti e Rosi, decisi di provare un po’ per scherzo e con numerose perplessità dettate dal fatto che ero sovrappeso.
Quante ore trascorre in palestra? Come siete organizzati con i corsi?
*Quello del coach è il mio secondo lavoro, infatti nella vita faccio il magazziniere. In palestra teniamo numerosi corsi, ci alleniamo tutte le sere. Con i bambini ci alleniamo tre volte a settimana, mentre con gli adulti tutte le sere. Allenare i bambini è fantastico, essi rappresentano il futuro e spero vivamente di ricominciare a settembre con i corsi. Una grande soddisfazione è stata quella di partecipare alla festa dello sport di San Benedetto a Peschiera
Quali sono i risultati sportivi più importanti raggiunti dai suoi allievi?
Il primo atleta che voglio nominare è Salvatore Malatino: lui ha vinto il titolo universitario italiano nel 2019 e quello regionale per la categoria 69 kg. Un altro atleta che è cresciuto molto è Ionel Naci: ho iniziato ad allenarlo quando aveva 14 anni e ora a 17 ha vinto il prestigioso Torneo Italia “Alberto Mura” per la categoria 75 kg. Sono due ragazzi eccezionali.
Quanto incide la componente motivazionale su un pugile?
*Molto, ma dipende dal ragazzo: alcuni sono già mentalmente pronti, mentre su altri bisogna lavorarci. Io punto molto al legame con i ragazzi, per me sono come dei fratelli, siamo una famiglia. Ad esempio Ionel all’inizio si agitava molto prima di un evento e per superare questa problematica abbiamo organizzato moltissimi incontri. Il fattore emotivo va tutelato, bisogna incoraggiare i ragazzi.
Quali sono i segreti di un buon coach?
* Reputo indispensabile l’instaurazione di un legame con l’atleta, la collaborazione con tante palestre per permettere agli atleti di confrontarsi con diverse realtà e infine un continuo e costante aggiornamento che permetta di trovare nuove tipologie di allenamento.
Diego De Angelis