E c’è stato anche il Chievo di Hetemaj. Guerriero, cattivo, generoso, irriducibile. Questi sono i suoi aggettivi, nè ha mai cercato dell’altro. “Il mio calcio è questo” diceva lui, ruvido solo in apparenza. “Tu devi fare le cose che sai fare” diceva. “Se io voglio fare gol su punizione, sbaglio. Quelli, li sa fare Birsa…”. E rideva, Hetemaj. Ragazzo d’oro, carattere chiuso, uno di quelli che si apriva davvero soltanto in campo. Col suo 56 sulle spalle, in onore del papà. “Ho perso papà giovanissimo, era del ‘56. Per questo indosso il suo numero, me lo fa sentire vicino”. Questo era Hetemaj, una vita da mediano, uno di quelli che…Ligabue deve averla scritta per lui, la canzone. Poche luci della ribalta, giusto quello che serve. “Però, quella volta, ho segnato un gol a Buffon…”. Già, era il primo Chievo di Maran, passò in vantaggio allo Stadium e per poco non gli riuscì il colpaccio. Poi, basta guardare i numeri, 239 partite e 6 gol, il minimo sindacale. Ma anche 6000 km ogni campionato, su e giù, destra e sinistra, pronto a soffrire per tutti, a sfiancare chiunque gli capitasse a tiro. Dopo il Chievo, ha giocato a Benevento e adesso alla Reggina. Testa bassa e pedalare, come sempre. E, forse, anche il rimpianto per quel Chievo che non esiste più…