L’araba fenice è gialloblù. Come l’uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte, il Verona risorge dal buio più profondo e rivede la luce. Il successo di Lecce è il momento più bello di una stagione a dir poco tribolata, è il compimento di una lunga ed inesorabile rincorsa, una “remuntada” che ha dell’incredibile. E, se completata, del leggendario. Lo scorso 14 gennaio il Verona uscì sconfitto di misura dalla gara di San Siro con l’Inter e il divario dalla salvezza toccò quota 9. Lo Spezia, vittorioso a Torino, mise tra sé e l’Hellas, infatti, qualcosa come nove lunghezze di vantaggio. I giochi, si era solo alla diciottesima di campionato, sembravano già chiusi. Ma dopo meno di quattro mesi il Verona grazie alla rete di Ngonge a Lecce vanta ora tre punti di vantaggio dallo Spezia e dopo aver subito solo pochi giorni prima la sconfitta più severa della propria storia in Serie A, 6-0 al Bentegodi contro l’Inter, ecco il lampo, la luce risplendere sui gialloblù. Ora il Verona è chiamato a completare l’opera. Non sarà facile, il calendario però potrebbe dare una mano ai ragazzi di Zaffaroni. All’orizzonte la sfida all’ora di pranzo al Bentegodi con il Torino, lo Spezia sabato sera ospiterà il Milan, il Lecce, un solo punticino sopra l’Hellas, sarà già in campo venerdì sera all’Olimpico contro la Lazio. L’opportunità forse di poter dare lo scossone definitivo. In pochi giorni si è passati dal Verona più brutto di sempre ad un Hellas capace di vincere e con merito un delicato spareggio salvezza. Un gruppo che si è cementato nelle difficoltà, che ha saputo reagire ad un vero e proprio kappaò. La squadra vista all’opera contro l’Inter, paurosa, debole, senza nervo, si è dissolta e in campo a Lecce, nonostante le ancora evidenti lacune tecniche, si è apprezzata una formazione con raziocinio, voglia di lottare, in grado di costruire almeno due-tre nitide palle gol. Il lampo di Ngonge, altro grande interrogativo di questa stagione traballante, prima salvatore della patria, in rete con Lazio e Salernitana, poi, dopo l’errore di Napoli, finito nel dimenticatoio, disegna un futuro che potrebbe divenire radioso. Se l’araba fenice è anche il simbolo della resilienza, la capacità del Verona di reagire alle avversità, di resistere agli urti, fa di questo Hellas la vera araba fenice del nostro campionato. Nulla è compiuto. Ma l’impressione, meglio dirlo sottovoce e tra pochi intimi, è che il più sia fatto.
Mauro Baroncini