L’ennesimo crocevia. E sino a che non ci sarà la matematica a sancire qualcosa di definitivo saranno tutte gare che si potranno definire così. Con il Bologna al Bentegodi il Verona si gioca una bella fetta di salvezza, indipendentemente da quello che otterrà lo Spezia dalla partita con la Sampdoria al Ferraris. Bisogna dare continuità all’insperato e onestamente fortunoso successo con il Sassuolo e al pareggio, meritato invece, con il Napoli. Proprio al Maradona si è visto il Verona più concreto, più solido, più tosto della stagione. Una squadra scesa in campo con un progetto tattico ben definito e che alla fine ha ottenuto ciò che ha voluto e preparato. E su queste basi si dovrà affrontare il Bologna che, va sottolineato, è, assieme alla Lazio, probabilmente la squadra più in forma del campionato. Per questo l’atteggiamento visto a Napoli non deve mutare. Sia nella testa che nella disposizione tattica. La chiave tra il Verona con il Sassuolo e quello della sfida ai partenopei è stata nella metà campo. Novità assoluta, la prima da titolare dal suo arrivo a gennaio, è stato impiegato in mediana il danese Abildgaard, un pivot che si è rivelato utilissimo. L’ex Celtic è un giocatore fisico, che ha regalato centimetri e forza alla mediana gialloblù. Questo ha permesso a Tameze, probabilmente il migliore in campo, di non sfiancarsi solo nel lavoro di contenimento ma di essere più lucido palla al piede e di consegnare a Duda il ruolo di raccordo tra attacco e difesa, lavoro che ha portato densità e intensità al gioco del Verona. Visti i risultati è incredibile che Abildgaard non sia stato impiegato Con Abildgaard in mezzo l’Hellas ha coperto meglio la propria metà campo, constratando il fortissimo reparto del Napoli. Con il Bologna torna a disposizione Veloso dopo la squalifica, ma ora come ora, serve un Verona di sciabola, meno di fioretto. Un Verona che abbandoni anche quell’idea di calcio alla Juric, pressione a tutto campo, duelli uno contro uno continui e costanti, ma che sia capace, ed è accaduto a Napoli, di attaccare e difendere di squadra. Perchè il Bologna va affrontato con lo stesso spirito e lo stesso atteggiamento tattico apprezzato a Napoli. Un Verona che badi al sodo e sia in grado di capitalizzare magari anche l’unica palla gol del match. Magari che non arrivi sul destro di Ngonge che ha sperperato il match ball al Maradona. Quindi idee chiare soprattutto da chi il Verona guida dalla panchina. Il tandem Zaffaroni-Bocchetti non si inventi più nulla. La chiave l’hanno trovata. Meglio tardi che mai.
Mauro Baroncini