Un’autentica sciagura. Una sconfitta grave, che fa tornare tutti con i piedi per terra, che cancella certezze e sicurezze. Il Verona cede al Bentegodi contro il Genoa nella giornata peggiore.
Perchè la sconfitta dell’Hellas fa il paio con i risultati positivi, in qualche caso anche sorprendenti, delle dirette concorrenti sulla strada della salvezza. Perchè il dramma sportivo non sono solo le reti di Ekuban e Gudmundsson con le quali il Grifone viola il Bentegodi, sono anche gli acuti del Cagliari che manda al tappeto l’Atalanta, la rete in extremis dell’Empoli che supera il Torino, il punto racimolato dal Frosinone che ferma allo Stirpe il lanciatissimo Bologna.
Insomma è una sconfitta che fa male e che condanna l’Hellas a quello che è decisamente il suo destino in queste stagioni, la sofferenza, quello stato di incertezza che rimarrà sovrana sino allo scadere del campionato. Diciamoci la verità. Ci si era illusi di poter conquistare la salvezza senza i patemi dello scorso d’anno. Il Verona aveva dato segnali incoraggianti e anche la fortuna, vedi i tre punti conquistati contro il Sassuolo, sembrava volgere a vantaggio dei gialloblù.
Ma proprio la Dea bendata in queste ultime due gare ha girato le spalle al Verona. Contro il Genoa la squadra di Baroni paga amnesie difensive che non si vedevano da tempo ma non gioca poi così male, anzi.
Trova il vantaggio con la seconda rete consecutiva di Bonazzoli, esprime un calcio aggressivo, intenso, toglie il fiato alla mediana genoana. Tutto faceva presagire ad un pomeriggio di gioia, prima della rete di Ekuban favorita da uno sfortunato rimpallo su Lazovic.
Poi una gran giocata del difensore messicano Vasquez e una dormita profonda della retroguardia gialloblù, in primis di un volenteroso ma spesso impacciato, se attaccato nel breve, Dawidowicz porta al raddoppio ospite siglato dall’islandese Gudmundsson.
Eppure il Verona il pareggio riesce anche a concretizzarlo, sull’asse Mitrovic-Swiderski, le forze fresche che Baroni manda in campo per raddrizzare la baracca.
Mezza rotula del giovane serbo è, però, al di là della linea difensiva, rete annullata per fuorigioco, la stessa sorte che aveva subito la rete di Lazovic a Cagliari quando era la spalla del giocatore gialloblù oltre l’ultimo difensore dei sardi.
Un paio di centimetri, uno in Sardegna, l’altro al Bentegodi, che al Verona costano sofferenze indicibili. Perchè il calendario rimane ancora interessante, con altre quattro partite da giocare tra le mura amiche ma il margine di errore non c’è più, ora bisogna serrare le fila e iniziare a mettere fieno in cascina.
All’orizzonte una trasferta da brividi contro un’Atalanta arrabbiata e in lotta aperta per l’Europa, da affrontare tra l’altro senza il tedesco Serdar, squalificato.
Ma quello che conta sarà, soprattutto, reagire sotto il profilo mentale ad una sconfitta imprevedibile e, onestamente, immeritata. Perchè il contraccolpo può togliere forze ad un Verona che, invece, deve raccogliere ogni stilla di energia possibile per una volata salvezza che si annuncia sempre più indecifrabile.
Mauro Baroncini