Dopo aver battuto la Juventus, il Verona è atteso da un’altra sfida ad altissimo coefficiente di difficoltà in casa del Napoli, primo della classe assieme al Milan. I partenopei, come i rossoneri, hanno vinto ben dieci incontri degli undici fin qui disputati, mostrando una continuità di risultati da far paura. I gialloblù, invece, non vincono a Napoli da quasi quarant’anni. L’ultima volta fu il 2 gennaio 1983, quando una doppietta di Pierino Fanna consentì alla formazione di Osvaldo Bagnoli di espugnare il San Paolo. La seconda, peraltro, arrivò al termine di un irrefrenabile ‘coast to coast’. Questo fermo immagine è rimasto scolpito nei ricordi dei tifosi scaligeri e in quello di Pierino Fanna che racconta: «dopo il mio primo gol, il Napoli pressava e noi giocavamo in contropiede. Raccolsi fuori area una respinta di Garella e vedendo la fascia libera decisi di partire. Sono sempre stato un giocatore che amava gli spazi e non mi feci sfuggire l’occasione. Cercarono di abbattermi in tutti modi, senza riuscirci. Arrivato sfinito dall’altra parte, dopo aver dribblato Krool, non certo l’ultimo arrivato, trovai le ultime forze per battere di sinistro Castellini. Fu la mia ‘fuga per la vittoria’».
Ora il Verona di Tudor, dopo aver battuto Roma, Lazio e Juventus, proverà a rinverdire antichi fasti. «Da quando è arrivato – afferma – Tudor è subito entrato in sintonia con la squadra, riuscendo a ridare vigore allo spirito già visto nei due anni precedenti con Juric. Rispetto a prima, i gialloblù attaccano di più, a volte forse troppo, ma io credo che la miglior difesa sia sempre l’attacco, soprattutto nel calcio di oggi. In più hanno confermato di essere in grado di affrontare a viso aperto ogni avversario, dimostrando di avere piena consapevolezza nei propri mezzi».
Per certi versi, non è difficile trovare anche qualche analogia con la squadra di Bagnoli. «Il Verona sta facendo vedere dell’ottimo calcio, un po’ come facemmo noi a quel tempo, E come noi ha dimostrato di saper soffrire, creando non poche difficoltà alle grandi, che in alcuni casi hanno anche perso». Quel Verona, peraltro, iniziò a porre le basi per lo scudetto, che sarebbe arrivato solo due anni più tardi. «Eravamo una squadra neopromossa – ricorda – e giocavamo spensierati, senza l’assillo del risultato e anche con un pizzico di incoscienza. Tenemmo testa per molte settimane alla Roma ma poi, raggiunta la salvezza, ci rilassammo un po’. Alla fine, comunque, arrivammo quarti e in finale di Coppa Italia, battuti dalla Juventus. Non eravamo ancora pronti per vincere il campionato. Oltre alla gamba serve avere anche testa, dote di cui non eravamo ancora provvisti a sufficienza e che ci permise, invece, di conquistare il titolo due stagioni dopo». Adesso, a distanza di tanti anni, le possibilità di un risultato di prestigio a Napoli sono forse nuovamente concrete. «Dopo tutto questo tempo – chiosa uno degli eroi dello scudetto – sarebbe ora».