Finora in letteratura sono descritti solo quattro casi nel mondo. Il quinto è avvenuto il mese scorso a Verona nell’Uoc di Chirurgia della mano, diretta dal dottor Massimo Corain, dove è stato portato a termine il reimpianto in contemporanea di entrambe le mani amputate.
L’amputazione bilaterale è un’emergenza tempo-dipendente, che richiede un livello organizzativo elevato proprio per l’eccezionalità dell’azione in simultanea sulla destra e sulla sinistra. É la prima volta che la sanità veneta porta a termine con successo questo tipo di intervento, reso possibile dal perfetto funzionamento del Trauma Center centralizzato regionale.
Nella Rete regionale, la Chirurgia della mano di Verona è il punto di riferimento per le emergenze-urgenze dei traumi all’arto superiore. Per questo, il Suem 118 ha subito attivato la Rete, portando a Borgo Trento il paziente di Vicenza che, con un macchinario per lavorare il legno, ha subito l’amputazione netta bilaterale al polso. È stata immediatamente attivata la sala operatoria delle urgenze e organizzate le due équipe chirurgiche. Procedure particolari anche per il trasporto delle due parti amputate, che come per il trasporto di organi sono state conservate in appositi contenitori con il ghiaccio.
L’Unità operativa complessa di Verona è l’unica in Veneto specializzata nella mano. Ha un volume di 2.000 interventi l’anno, di cui circa 450 sono urgenze da trauma provenienti da tutto il Veneto e non solo. Sono, infine, da 3 a 5 gli interventi in un anno di reimpianto totale dell’arto. In questo periodo dell’anno si aggiungo i casi di lesioni da petardo che, sempre più spesso, succedono il primo gennaio invece del 31 dicembre per chi raccoglie da terra materiale non scoppiato. I casi più gravi, che necessitano di ricostruzione, arrivano nel reparto del dottor Corain e sono circa 3-4 l’anno.
Erano presenti in sala 4 microchirurghi che per 7 ore e mezza hanno operato in simultanea sui due arti. Il paziente è ora affidato ad un reparto di rieducazione funzionale per uno speciale recupero della funzionalità delle mani, che in questo caso significa l’autosufficienza nelle minime attività quotidiane come nutrirsi e l’igiene personale. Un processo che può durare fino a 7 o 8 mesi. La complessità del reimpianto della mano consiste nel fatto che la microchirurgia deve ricostruire l’arto amputato: dall’osso alla sutura della cute, dai tendini alla vascolarizzazione, fino alla parte neurochirurgica.
Alla conferenza stampa erano presenti: l’Assessore Manuela Lanzarin, Callisto Marco Bravi Direttore Generale AOUI Verona, Massimo Corain Direttore UOC Chirurgia della Mano e Microchirurgia e Alberto Garofano membro dell’équipe e reperibile il giorno dell’incidente.
“L’intervento di cui parliamo oggi è eccezionale per la sua bilateralità e per la tempestività con la quale si è mosso l’intero sistema veneto del Trauma. Il paziente è arrivato in un’ora e mezza, nonostante fosse fuori provincia. Nei casi di lesioni alla mano è fondamentale la celerità. Infatti, non si può attaccare prima un arto e poi l’altro perché si avrebbe il deterioramento dei tessuti, e soprattutto non si può attaccare un arto dopo che è stato esposto all’aria per 3/4 ore. Bisogna intervenire subito. Quindi sia l’equipe dell’AOUI sia la Rete veneta hanno funzionato perfettamente permettendo di raggiungere questo risultato. La Chirurgia della mano di Verona è l’unica unità operativa complessa di chirurgia della mano della Regione Veneto e raccoglie per tradizione anche i pazienti del Trentino.