Quei giorni non li ha dimenticati. Non puoi dimenticare il carcere, quella stanza, tu che la dividi con gente che non conosci, che si chiede chi sei, perchè sei lì, “chissà che cosa hai combinato”. Cinquantasette giorni che hanno segnato la sua vita, per sempre. Succedeva il 24 luglio del ’92, 27 anni fa. “Hanno arrestato Nando Chiampan” lo “strillo” dei giornali dell’epoca. “Bancarotta fraudolenta, falso in bilancio” e altre ancora le accuse che portarono Chiampan e altri dirigenti dietro le sbarre. Con lui, il vice, Eraldo Polato, gli amministratori Giorgio Zago e Roberto Pini, i manager Antonio Caliendo e Settimio Aloisio, procuratori di Caniggia. Ma fu Chiampan a pagare il prezzo più alto. Lui, colpevole numero 1, secondo le accuse dei giudici, del fallimento dell’Hellas, retrocesso in serie B, ultimo atto dell’indimenticabile “era Bagnoli”. E mentre il Verona di Fascetti, pur tra mille difficoltà, risaliva la corrente (al termine della stagione tornerà in A), ecco la mannia del fallimento. “Uno scandalo” scuote la testa Chiampan. Nando Chiampan, l’uomo che portò l’Hellas allo scudetto, si racconta con straordinaria lucidità. Ha 90 anni, ma la grinta è la stessa dei giorni belli, come la voglia di non arrendersi a una verità che non è quella che tutti hanno accettato. Eccolo, Nando Chiampan, che dedica un pensiero affettuoso anche a chi ha condiviso i giorni del carcere,”…perchè lì, ho conosciuto un’umanità che altri ambienti neppure immaginano. Ragazzi che mi hanno aiutato in tutti i modi, che hanno fatto di tutto per non farmi sentire a disagio. E’ stata un’esperienza tremenda, ma grazie a loro anche da quei giorni ho imparato tante cose. Non finirò mai di ringraziarli, dovunque essi siano”. Il tempo che passa non sfuma il dolore. I dubbi. Le certezze. “Ho pagato per tutti, mi hanno fatto passare per delinquente, eppure non ho fatto niente di male, niente che meritasse quell’odio, quel rancore. C’è gente che dovrebbe vergognarsi per quello che ha fatto, a me e al Verona. Il fallimento? Hanno avuto tutto l’interesse a dichiararlo fallito, il mio Verona, anche se i conti dicevano il contrario. Me lo volevano togliere dalle mani e ce l’hanno fatta. Mi hanno dipinto per quello che non ero, pur di raggiungere il loro scopo, ma io vado sempre in giro a testa alta. Io so che non ho fatto nulla di male al Verona e la gente me lo riconosce sempre”. Il teorema di Chiampan contro “un sistema politico, giudiziario ed economico, che si è alleato contro di me”. Un sistema che ha nomi e cognomi, Chiampan non li fa, ma non ci vuole molto a capire. “L’ho scritto in un libro che uscirà, deve uscire. Non per Chiampan, ma perchè la verità deve vincere sempre. E allora li troverete, quei nomi. Politici importanti,imprenditori, giudici, hanno avuto come bersaglio soltanto il sottoscritto, perchè allora era facile farlo e quando sei in difficoltà, è una legge di vita, non ti aiuta più nessuno. Per il Verona ho perso molto, ma non la faccia. Perchè il mio Verona ha vinto uno scudetto, è stato in Europa, ha scritto pagine di storia. Nessuno me le toglierà”. Errori? “Oh, sapesse quanti ne ho fatti, ma sempre per amore. Per la gente, magari la stessa che poi mi ha voltato le spalle. Ma chi direbbe ancora di no a Berlusconi che offriva 15 miliardi per Di Gennaro e Galderisi? Però, mi sembrava di tradire i tifosi, gli dissi di no. Ho sbagliato, ma solo per amore. Per questo, scriva pure che Chiampan va sempre in giro a testa alta. Altri, quando mi incontrano, la devono abbassare…”
L.T.