Il sole colpisce la terra con i propri raggi, la terra li riflette, ma la CO2 da noi prodotta funge come una coperta che non consente la dispersione del calore.
Se non ridurremo le emissioni di anidride carbonica rapidamente, il nostro destino, come specie umana, sarà inesorabilmente segnato.
La svolta verde dell’Europa deve essere immediata, la transizione ecologica deve iniziare subito, cambiando molte delle nostre abitudini quotidiane.
Lo scorso anno Verona venne martoriata da alcuni nubifragi estivi, quest’anno sattamente l’ 8 luglio è arrivato il primo del 2021. La Germania ed il Belgio sono state colpite fortemente. Se non pensiamo alla difesa della nostra terra, questi eventi aumenteranno di anno in anno. Quali le cause?
Le due foto ritraggono lo stesso luogo (Svalbard), ma con una piccola differenza: l’immagine in alto è stata scattata nel 1928, quella in basso nel 2002. A poco meno di 100 anni di distanza i segni del cambiamento climatico sono impressionanti.
Queste immagini sono state entrambe scattate nella stagione estiva.
L’uomo nella barchetta nella foto in basso, è il fotografo Christian Åslund che ha scattato una serie di foto di questo tipo in collaborazione con il Norwegian Polar Institute, proprio per mettere in risalto queste enormi differenze.
Il messaggio che dobbiamo portare avanti è semplicemente questo: Difendiamo e amiamo il nostro Pianeta!
La notizia di questi giorni è che un’ondata di caldo record che ha causato almeno 700 morti in Canada e nel Nordovest degli Stati Uniti e che ha fatto andare a fuoco la città di Lytton, nella Columbia Britannica, è una conseguenza del surriscaldamento globale: era apparso subito probabile, adesso a provarlo c’è uno studio scientifico del gruppo di ricerca World Weather Attribution, anticipato dal New York Times. Gli scienziati hanno effettuato 21 simulazioni con supercomputer in grado di elaborare enormi quantità di dati, per confrontare cioè che è accaduto con quello che sarebbe successo se la temperatura terrestre non fosse aumentata di circa 2 gradi Fahrenheit (circa 1,1 gradi Celsius) dalla rivoluzione industriale a oggi.
Le simulazioni hanno dimostrato che non solo l’aumento di gas serra ha reso le ondate di calore più frequenti, ma anche più calde, con temperature massime più alte di 3,5 gradi rispetto a come sarebbero state senza surriscaldamento globale. Gli scienziati hanno stimato che c’era solo lo 0,1% di possibilità che si arrivasse a temperature come quelle registrate (fino a 46,6 gradi Celsius a Portland, in Oregon, e a 49,4 Celsius nella British Columbia canadese).
«Sarebbe stato praticamente impossibile senza il cambiamento climatico», ha detto Geert Jan van Oldenborgh del Royal Netherlands Meteorological Institute, che ha condotto lo studio con altri 26 scienziati. «Se il mondo si riscaldasse di altri 1,5 gradi Fahrenheit, cosa che potrebbe accadere in questo secolo senza drastici tagli alle emissioni di gas serra, eventi simili non sarebbero così rari» e «le probabilità che un’ondata di calore così grave si verifichi da qualche parte nel mondo aumenterebbero fino al 20 per cento all’anno» spiega il New York Times.
Giorgio Pasetto