Stavolta è (quasi) tutto chiaro
Non c’è bisogno di troppi giri di parole, stavolta. Nè di alibi, giustificazioni, spiegazioni. C’è chi ha vinto e chi ha perso e, diciamolo, non succede sempre in politica. Dove, ogni tour elettorale ha sempre tanti vincitori e pochi sconfitti.
Stavolta è (quasi) tutto chiaro, con una svolta che premia il lavoro di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, da oggi idealmente (realmente solo tra un mese, più o meno) alla guida del Paese. Assieme alla Lega e a Forza Italia, certo. Ma qui cominciano i “distinguo”. Inevitabili. numeri sono numeri. I voti sono voti.
Già, i distinguo. Perchè è chiaro che finchè si parla, è un conto, poi, quando si gioca è un’altra storia. E la partita del centrodestra, ha detto chiaramente che se è chiara, limpida, la vittoria di Giorgia Meloni, è altrettanto chiara, limpidissima, la sconfitta di Matteo Salvini. E mentre l’eterno Berlusconi se la cava, restando a galla, il leader della Lega e l’intero Carroccio si sta ponendo già domande che peraltro arrivano da lontano. Neanche in politica, nel bene e nel male, le cose accadono per caso.
Il discorso investe, fatalmente, anche il centrosinistra. Naufraga (o quasi) il Pd di Enrico Letta, mentre “esplode” il Movimento Cinque Stelle che Giuseppe Conte (giusto dargliene atto) ha rivitalizzato nel finale di una campagna elettorale iniziata malissimo e finita in gloria. L’unico vincitore del centrosinistra è proprio lui, Conte. Il vero sconfitto del centrosinistra è lui, Enrico Letta, che molte voci danno già dimissionario.
Quanto a Calenda e Renzi, resta un miraggio la doppia cifra ipotizzata e resta viva più che mai la sensazione di un’occasione sprecata, l’ennesima. Perchè i politici possono pure essere bravi a raccontarla, ma l’utopia del Terzo polo tale è rimasta, con tutti i suoi dubbi e tutti gli interrogativi della prima e dell’ultima ora.
Si sapeva che il Terzo polo avrebbe in realtà finito per favorire il Centrodestra (lo stesso vale per il “divorzio” dai 5 Stelle). Le urne non hanno fatto altro che confermare questo, ma non ci voleva una laurea per capire che così sarebbe andata a finire.
Pensare che a livello nazionale si potesse replicare il “modello Tommasi” era pura utopia.
Così come sarebbe stato impossibile fermare la marcia inarrestabile di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, soprattutto andando divisi da lotte interne ed esterne, che poi hanno spesso caratterizzato la vita della Sinistra.
Questo è accaduto, senza bisogno di girarci troppo intorno. Senza interpretazioni strane, stavolta non ce n’è bisogno. La palla passerà presto a Giorgia Meloni, che nel suo primo discorso, nella notte, ha usato spesso una parola molto bella, alla quale ci aggrappiamo tutti, a prescindere dalla crocetta che abbiamo messo ieri.
“Responsabilità”, ha sottolineato Giorgia Meloni. La responsabilità di guidare un Paese cercando le risposte più vere, quelle che la gente aspetta. Quelle che non possono più aspettare.
Letta lascia mentre Salvini è deluso. Zaia: “E’ un momento delicato per la Lega ed è bene affrontarlo con serietà’’
Sarà “un congresso di profonda riflessione, sul concetto di un nuovo Pd – ha detto il segretario Dem – Enrico Letta, in conferenza stampa al Nazareno – che sia all’altezza di questa fida epocale, di fronte a una destra che più destra non c’è mai stata.
Assicurerò con spirito di servizio la guida del Pd fino al congresso a cui non mi presenterò da candidato”. Intanto resta alta la tensione infine tra Pd, Terzo Polo e M5s. Un tutti contro tutti su chi abbia contribuito alla vittoria del centrodestra.
Sull’altro fronte il leader della Lega Matteo Salvini
si complimenta per il risultato di Giorgia Meloni: “Mi sono messaggiato con Giorgia fino alle 4 di notte. Le faccio gli auguri, FdI è stata brava a fare una buona opposizione”. Il risultato del partito, sotto le due cifre, non lo soddisfa “non è quello per cui ho lavorato”, ammette convinto che gli elettori abbiano premiato chi ha fatto opposizione e chi ha non vuole il termovalorizzatore ma, precisa “gli elettori hanno sempre ragione. Entro la fine dell’anno – ha aggiunto Salvini – faremo i congressi in tutte le 1400 sedi. Poi faremo l’anno prossimo i congressi provinciali e regionali’’.
Sui problemi interni al Carroccio c’è da registrare l’intervento del presidente Luca Zaia. “Il voto degli elettori va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’. E’ innegabile come il risultato ottenuto dalla Lega sia assolutamente deludente, e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni. E’ un momento delicato per la Lega – aggiunge – ed è bene affrontarlo con serietà perché è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente’’.
In Veneto, in casa della Lega, tira aria però da resa dei conti. A dar fuoco alle polveri ci ha pensato l’europarlamentare Gianantonio Da Re, secondo il quale “Salvini deve dimettersi’’. Chi invece dice di avere il cuore a pezzi è l’assessore regionale allo Sviluppo Roberto Marcato. Nonostante questo il Veneto porta a Roma l’ex magistrato Carlo Nordio e riconferma Elisabetta Gardini e Massimo Bitonci.
Nelle urne il centrodestra fa il pienone: i primi nomi degli eletti di Camera e Senato
Tutti e tre i collegi uninominale, in cui si è votato con il sistema maggioritario, vanno al centrodestra. Alla Camera Città passa Lorenzo Fontana, deputato uscente della Lega, che era anche capolista del Carroccio nel colleggio plurinominale di Verona in cui si votava con il sistema proporzionale. Fontana potrebbe quindi optare per l’eelzione nell’uninominale lasciando così il posto all’assessora di Cerea Lara Fadini vicina a Matteo Salvini.
Nel collegio della Camera di Villafranca passa Ciro Maschio, deputato uscente di Fratelli d’Italia di cui è coordinatore provinciale. Anche Maschio potrebbe optare per l’elezione nell’uninominale lasciando quindi il posto di eletta nel proporzionale a Maddalena Morgante. Un posto ci sarebbe anche per il terzo del listino che è Marco Padovani. Poi torna sicuramente a Palazzo Madama il senatore Paolo Tosato che siederà sui banchi della Lega. Per il Senato c’è anche Matteo Gelmetti. Ce la fa anche Gianmarco Mazzi che è candidato nel padovano. Exploit di Flavio Tosi che ha ottenuto uno dei migliori risultati per Forza Italia. Il Pd resta con il fiato sospeso per la rielezione di Alessia Rotta. Sicura invece l’elezione del virologo Andrea Crisanti.