Tratto dall’omonimo libro di Charles Graeber e ispirato a fatti realmente accaduti, The Good Nurse (dal 26 ottobre su Netflix) racconta la storia di Charles Cullen, infermiere americano accusato di aver ucciso centinaia di persone in sedici anni di lavoro in più di dieci ospedali. Regia e atmosfere sono tipici del thriller, e non è infatti un caso che le firme siano quelle di Darren Aronofsky, qui produttore, e di Tobias Lindholm, già sceneggiatore di prodotti come Mindhunter e Il sospetto e qui impegnato dietro la macchina da presa: il suo è un lavoro sobrio, mai invasivo e pieno di attenzioni per i volti degli attori, per quelle minuzie apparentemente superflue e nelle quali, invece, si nasconde un male luciferino e omicida. Se la qualità estetica è indubbia, una struttura narrativa poco ritmata rallenta il racconto, che a partire dalla sua seconda metà appare scontato e privo di quella tensione indispensabile alla riuscita del film. A perdere di verve sono dunque anche i protagonisti della storia, portatori di per sé di un grande potenziale psicologico e tenuti in piedi per lo più dalle grandissime prove di Eddie Redmayne e Jessica Chastain. Il primo incarna il killer Charles Cullen e riesce qui a sfruttare al meglio la sua mimica impacciata ed esitante, mentre la rossa più brava di Hollywood offre al pubblico un’altra ottima interpretazione, dopo l’Oscar vinto lo scorso anno per The eyes of Tammy Faye e in ancora attesa di recitare in un ruolo capace di valorizzarla al massimo delle sue capacità. Voto: 6.5 Disponibile su Prime Video dal 4 novembre, My Policeman narra la storia d’amore di Tom e Patrick nella Brighton degli anni ’50. Vigoroso poliziotto il primo, raffinato curatore d’arte il secondo, nonostante le differenze di estrazione sociale i due intraprendono un rapporto d’amicizia che si trasforma presto in qualcosa di più profondo. Quando però Tom decide di sposarsi con Marion per obbedire ai dettami della società, la relazione tra i due inizia a incrinarsi. Diretto dal regista teatrale Michael Grandage, My Policeman s’incasella nel modo più banale possibile nel genere del dramma sentimentale proibito, declinandolo interamente al maschile e nella quasi completa assenza di idee registiche o drammaturgiche. La mancanza di carattere della storia costringe dunque la scrittura a ondeggiare in un’eccessiva schematizzazione e rinchiude i personaggi in una piattezza animata da prevedibili contraddizioni: il poliziotto combattuto tra la rispettabilità sociale e la profondità dei sentimenti, il curatore d’arte dal passato complicato, la donna-moglie gelosa di un amore da lei lontanissimo e altri mille stereotipi si susseguono per tutto il film, senza che mai ci sia un effettivo slancio di novità o una nota di interesse da parte degli attori, per quanto adeguati nei rispettivi ruoli. Tra i nomi del cast, nel quale rientrano Harry Styles, Emma Corrin e Luis Roache, è solo Rupert Everett a meritare un plauso, anche soltanto per le poche scene nelle quali interpreta un Patrick anziano e consumato dal dolore dopo un ictus… Voto: 5
Maria Letizia Cilea