Con la tappa di oggi sul Lago di Garda della campagna nazionale Goletta dei Laghi 2024, si rinnova l’attenzione di Legambiente in difesa delle acque dei bacini lacustri italiani.
Goletta dei Laghi 2024 sul Garda
Per quanto riguarda la sponda veronese del Garda, dei 6 punti oggetto del campionamento e tutti collocati nelle foci di fiumi e torrenti afferenti al bacino del Lago, tre sono risultati con concentrazioni di escherichia coli ed enterococchi intestinali nei limiti di legge (la foce del torrente Gusa, quella del torrente San Severo e quella del Rio Dugale dei Ronchi) mentre altri tre punti, nei torrenti Marra, Bosca e Rielo, sono risultati invece fortemente inquinati.
Tutte le foci monitorate erano risultate nei limiti nel 2022 e nel 2023 mentre nel 2021 la foce del torrente Marra era risultata inquinata e quella del torrente Bosca era risultata fortemente inquinata: fotografie puntuali che dimostrano l’esistenza di potenziali criticità.
Le piogge di quest’ultimo periodo hanno probabilmente influito sui monitoraggi – commenta Andrea Gentili, vicepresidente del Circolo di Legambiente Verona e del direttivo regionale di Legambiente – ma dobbiamo sempre prendere in considerazione quanto influiscono i cambiamenti climatici in corso, le cui conseguenze si palesano nell’alternanza di periodi siccitosi durante i quali le portate insufficienti non permettono alle acque di arrivare al lago, con altri ad elevata piovosità, che provocano al contrario livelli delle acque così eccessivi da inficiare la funzionalità degli impianti di depurazione e nel contempo rappresentare una dannosa fonte di inquinamento per le acque del lago.
Progetti centrali per il Garda
Il sistema di depurazione, infatti, sconta il problema a monte della mancata separazione delle acque bianche da quelle nere, che vengono fatte confluire nell’unico impianto di collettamento.
In caso di forti piogge, essendo la portata del collettore insufficiente, l’acqua di pioggia, mista agli scarichi fognari, viene riversata nel lago in profondità per mezzo degli sfioratori. Anche i reflui di origine zootecnica, con le abbondanti piogge possono avere avuto un maggiore effetto dilavamento, ed essere arrivati a lago in abbondanza.
Tra i progetti oggi centrali per il bacino del Garda, c’è sicuramente quello del rifacimento del collettore fognario. Un’opera fondamentale che Legambiente ha ritenuto fin da subito necessaria, in considerazione anche del fatto che il progetto preliminare prevedeva la posa delle tubature non più sulle spiagge ma sulla sede stradale. Purtroppo, nel progetto definitivo si è deciso ancora una volta di scegliere la prevalente e dannosa collocazione sulle rive del Lago.
Da considerare inoltre che a tutt’oggi solo sulla sponda veneta è stato elaborato e approvato il progetto definitivo, mentre la sponda bresciana è ancora nella fase di studio del progetto di fattibilità preliminare, nonostante le due sponde siano inscindibilmente legate tra loro, dato che anche la raccolta e la depurazione delle acque miste bresciane sono convogliate nell’impianto di depurazione di Peschiera, realizzato unitariamente dai Consorzi veronese e bresciano. Questo vuol dire che l’attuazione del progetto che riguarda la sponda veronese, da poco approvato, continuerà a mantenere in vita anche l’attuale collettore sublacuale; un’opera per la quale era ritenuta fondamentale la dimissione.
Le criticità della ciclopista del Garda
Altro elemento di criticità lungo le sponde veronesi del Lago di Garda, che Legambiente vuole mettere sotto la lente di ingrandimento, è la ciclopista del Garda, un progetto noto purtroppo all’opinione pubblica più per la potenziale pericolosità – evidenziata dai continui eventi franosi avvenuti soprattutto nell’alto lago veronese e bresciano e dovuti anche alle forti piogge causate da eventi estremi in costante aumento -, che per gli eventuali benefici turistici.
Un’opera messa nel mirino anche della Corte dei Conti, che ha recentemente iniziato a verificare i costi del progetto, che prevede la spesa di 8,5 milioni di euro per ogni chilometro realizzato. Un progetto che oggi è osteggiato da un numero sempre maggiore di associazioni, dalla società civile e anche qualche comune gardesano e su cui Legambiente chiede di aprire una riflessione più profonda sul modello di sviluppo adottato fino ad oggi per le sponde del Lago.