Se i dati del contagio (la curva epidemiologica per intenderci) saranno positivi, a partire dal 1° giugno 2020, potrebbe essere consentito passare da una regione all’altra. Per ora è però ancora vietato.
La decisione finale, come stabilito da un lungo incontro tra governatori e governo centrale, spetterà appunto alle amministrazioni regionali che avranno comunque facoltà di imporre obblighi per l’accesso, primi tra tutti i test sierologici effettuati nella settimana precedente.
Con il via libera (appena sarà dato) sarà consentito trasferirsi nelle seconde case e quindi andare in un luogo diverso dalla residenza pur non avendo esigenze di lavoro, salute e urgenza come invece è previsto adesso. Ma per ottenerlo ogni regione dovrà rispettare i parametri indicati proprio nel decreto sulla FASE 2, firmato dal Ministro della Salute Speranza il 3 maggio scorso e che è stato subito diffuso proprio per la raccolta dei dati. Nel provvedimento, sono indicati i valori di allerta che devono portare ad una valutazione del rischio congiuntamente nazionale e delle regioni interessate, per decidere se le condizioni siano tali da richiedere o meno una revisione delle misure adottate.
Sarà quindi un “abbattiamo i muri” dopo aver “alzato le barricate” a causa del COVID-19. In conclusione possiamo dire che il tutto ruoterà attorno al contagio. Ad esempio, le regioni con un indice di contagio troppo elevato dovranno restare chiuse: da lì non si potrà uscire e non si potrà entrare se non, come ha già stabilito il Dpcm del 26 aprile scorso, per “comprovate esigenze lavorative o assoluta urgenza o motivi di salute”. Che non sono, appunto, andare a trovare i parenti o a rinfrescare la casa al mare.