“Con l’introduzione dell’appalto integrato alle imprese di costruzioni, il nuovo Codice degli Appalti rischia di impedire alle amministrazioni di realizzare le opere pubbliche nel rispetto dei tempi del Pnrr. Così si rischia di perdere milioni di finanziamenti”.
Cosi Matteo Faustini, presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Verona lancia l’allarme sulla bozza del Codice degli Appalti (detto anche Codice dei Contratti) proposta dal Governo Meloni.
“Facciamo un esempio reale – prosegue Faustini – relativo alla costruzione di una scuola in provincia di Verona per un investimento da 7 milioni di euro. Con la normativa in via di approvazione i tempi si attestano sui 18 mesi solo per arrivare all’apertura del cantiere. Il Pnrr scade il 31 marzo 2026. Se un Comune ricevesse la prima tranche di finanziamento in aprile 2023, i tempi secondo il Nuovo Codice degli Appalti che introduce l’appalto integrato direttamente alle imprese edili sono i seguenti. Si parte con lo studio di fattibilità tecnico economico che dura almeno quattro mesi, poi bisogna considerare i due mesi della gara con procedura aperta, dato che l’importo è sopra i 5 milioni di euro, i 45 giorni di per il parere definitivo, altri 60 giorni per eventuali pareri sui vincoli di vario tipo e la realizzazione del progetto esecutivo, che richiede minimo un mese e mezzo. Da aprile 2023 si arriva a ottobre 2025. Ora l’amministrazione è pronta ad avviare il cantiere: riuscirà a edificazione una scuola in 6 mesi? Impossibile”.
Faustini si associa agli altri omologhi Ordini territoriali che hanno scritto al Presidente del Consiglio chiedendo la modifica del Codice degli Appalti. Nella Lettera aperta, i Presidenti degli enti firmatari di 102 su 105 province italiane rilevano con forza che nel nuovo Codice, proposto e diffuso in questi giorni, sono contenute criticità che, per i professionisti segnano un netto passo indietro rispetto ad alcuni temi strategici riguardanti l’intera comunità.
“Come quello del Pnrr, appunto, – chiosa Faustini – se il Codice prevedesse, come gli architetti avevano proposto l’adozione di un concorso di progettazione bandito dalle amministrazioni in due fasi, prima aperto a tutti, poi ai cinque migliori progetti, si avrebbe una proposta di progetto definitivo in quattro mesi. Poi si può passare subito alla stesura del progetto esecutivo, chiedere i pareri e si mette a gara l’appalto di costruzione per un progetto già pronto per essere realizzato. Altri 60 giorni per la gara, 60 per eventuali pareri vincolanti e con l’aggiudicazione dal parte dell’impresa edile si possono iniziare i lavori. Otto mesi e si è pronti per cantierare. Con questo sistema si guadagna tempo, ma anche qualità del costruire: il concorso stimola nuove soluzioni e quindi garantisce di raggiungere la realizzazione di opere che migliorino il benessere della comunità”.
Il Consiglio Nazionale degli Ordini degli architetti aveva compiuto un lungo e complesso lavoro di messa a punto del Codice dei Contratti che non è stato considerato. Sono stati cancellati principi e concetti basilari per professione. La scelta dei concorsi, quale strumento per l’affidamento dei servizi di progettazione è stata ridimensionata e anche sulla riduzione delle procedure di affidamento, con l’abbasso della soglia dei controlli si rischia dare spazio all’illegalità.
“La vera accelerazione si dà snellendo i procedimenti, i tempi per l’emanazione del parere delle soprintendenze o dei vigili del fuoco tempi che arrivano fino a 120 giorni. Lo strumento cui ricorrere per l’espressione dei parere dovrebbe essere la conferenza dei servizi: così i tempi si riducono a 10 giorni. La conferenza dei servizi al momento è utilizzata solo per le grandi opere, non per quelle medio piccole che sono le più numerose”.
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