Giovani, violenza, distruttività: “Gli adulti diano buoni esempi” Esperti dell’Università, questore, Comune, prof. Andreoli in dialogo a fronte dell’emergenza che ha molte cause. “Stop ai cattivi maestri”

Foto Martin

La violenza sta diventando volontà di distruzione di un mondo nel quale non ci si riconosce: questa è la nuova forma di aggressività e di pulsioni che stanno facendo diventare più preoccupanti i fenomeni violenti. Per questo serve un intervento immediato delle autorità perché spieghino il rispetto delle regole, delle famiglie perché tornino al svolgere il loro ruolo educativo, della scuola perché insegni i valori costituzionali. Tutto questo per arginare il bullismo e tagliare la strada ai cattivi maestri, ai leader negativi che trascinano gli elementi più deboli e fragili con conseguenze a volte disastrose per la loro vita. E’ stato questo il tema al centro dell’incontro organizzato stamattina al Silos di Ponente della Santa Marta dal dipartimento di Scienze Giuridiche dell’università, dalla Questura di Verona, e dal Centro di scienze della sicurezza e della criminalità delle università di Verona e di Trento. E “Dalla violenza alla distruttività: l’inclusione come antidoto alla paura” è stato il titolo della lectio magistralis che Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore di fama mondiale, ha tenuto nell’aula magna. Andreoli si è soffermato con il consueto calore e grande passione sulla violenza soprattutto giovanile, nella società contemporanea e degli strumenti per prevenirla e contenerla nonché per volgere in positivo quelle energie negative che vecchie e nuove paure, tipiche del millennio che stiamo vivendo (dell’altro, delle tecnologie, della società, del futuro, della propria identità), sono capaci di scatenare. Perché prima di tutto si deve prevenire. Come? Creando una rete di esempi positivi, che deve coinvolgere tutti e offrendo ai giovani occasioni di vera inclusione. Per gli addetti ai lavori scarsa consapevolezza della gravità del proprio agire, assenza di empatia con le vittime o vero e proprio disprezzo nei loro riguardi, delirio di onnipotenza e allentamento dei freni inibitori, sono solo alcuni dei tratti ricorrenti in questo tipo di violenze.. Le cause sono variegate e difficili da ricondurre ad unità, ma è certo che vi sono anche, alla base, nuovi deficit del sistema educativo, particolarmente provato dalla pandemia.

“Scuola e famiglia insegnino i valori”. Nel 2022 sono aumentati del 14% i minori denunciati o arrestati, violenze sessuali +15,7%

Crescono infatti i casi di cronaca che offrono testimonianza di violenze e aggressioni, non solo perpetrate tra adulti, ma anche da minorenni a danno di altri minorenni, non di rado potenziate dall’impiego sconsiderato dei social network o dall’abuso di alcol e di stupefacenti, con ragazzi sempre più orientati al policonsumo, e da dinamiche sociali di gruppo difficili da arginare. Lo confermano i dati contenuti nel rapporto 2022 della Direzione centrale della polizia criminale che mostrano un incremento di oltre il 14% dei minori denunciati o arrestati nei primi dieci mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019, pre-pandemia, e violenze sessuali in salita del 15,7% rispetto ai primi dieci mesi del 2021. Esistono sicuramente specifiche situazioni di disagio sociale ma, anche, precise carenze e responsabilità delle famiglie. E questo tanto più quando la violenza, come accade di frequente, coinvolge ragazzi con storie familiari non di disagio, che ricercano stimoli, sensazioni forti, voglia di combattere la noia o di apparire a tutti i costi. “In una chiave costruttiva – hanno spiegato gli organizzatori – è fondamentale creare momenti di riflessione sul fenomeno tra i diversi attori chiamati ad affrontarlo da prospettive differenti, sia in via preventiva che di contrasto, quali università, scuole, forze dell’ordine, esperti di criminologia, psichiatria, psicologia, giuristi che, in dialogo con Andreoli, hanno potuto interrogarsi sulle radici dell’aggressività, sui disagi dei giovani di oggi e sul loro senso di fragilità, di sfiducia, di scarsa autostima, così come sulle molteplici azioni che possono consentire di ridurre le situazioni di potenziale rischio, specie tra i giovani, e di prevenire i comportamenti violenti ricostruendo un tessuto di rapporti sociali solido e inclusivo, che possa funzionare da antidoto alla paura”. L’ex procuratore capo Guido Papalia nel suo intervento ha ripercorso la storia recente di Verona che ha visto la città al centro del terrorismo rosso (rapimento Dozier da parte delle Br) e dell’eversione nera (gli attentati per riportare uno Stato autoritario), per passare poi alla violenza nazifascista che si nutre “come base della tifoseria ultras dell’Hellas” fino agli skinheads che volevano controlalre il centro storico. Per contrastare tutto questo “la scuole deve insegnare l’educazione alla legalità, i valori costituzionali servono per combattere i bulli: “Come dice Andreoli, guai a seguire il bullo anche se ti dà autorità e visibilità”. E come antidoto, ha spiegato il professor Di Nicola del centro di ricerca di criminologia dell’ateneo, sono fondamentali i buoni esempi, i buoni modelli, positivi. Una positività che va generata dagli adulti, che devono dare opportunità ai giovani e proposte di inclusione e di impegno. Presenti il direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, Stefano Troiano, il presidente del Tribunale di Verona, Ernesto D’Amico, l’assessora comunale Stefania Zivelonghi, il questore, Roberto Massucci, il già procuratore della Repubblica di Verona, Guido Papalia, il direttore del Centro di scienze della Sicurezza e della Criminalità (Cscc), Andrea Di Nicola, e il ricercatore di Filosofia morale, Matteo Bonazzi.