Giornata mondiale della prematurità Si celebra oggi e ha come scopo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema

ll 17 Novembre si celebra il World Prematurity Day, la Giornata mondiale della prematurità, che ha come obiettivo il sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e dare voce alle famiglie dei piccoli pazienti. Nel mondo 1 neonato su 10 nasce prematuro, in Italia sono circa 30mila. Esistono importanti differenze a seconda della precocità del parto, i nati tra le 34 e le 37 settimane vengono definiti prematuri lievi, i nati tra le 32 e le 33 settimane, prematuri moderati, i nati entro la 28esima settimana vengono classificati come estremamente prematuri. Fragili, ma allo stesso tempo “guerrieri”, i prematuri importanti, hanno bisogno di assistenza e cure mediche nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) da parte di personale altamente specializzato, ma non di meno necessitano della vicinanza dei genitori, che è definibile come parte integrante del processo di cura del piccolo. Il coinvolgimento genitoriale rafforza le connessioni emotive fondamentali per lo sviluppo neurocognitivo del bambino e determina effetti positivi sull’esito della salute neuro-comportamentale. Occorre pertanto sostenere il più possibile la “Zero separation”, in quanto evidenze scientifiche documentano, come la separazione precoce dal genitore costituisca uno stress per il bambino, con effetti negativi a breve ma anche a lungo termine. In questa difficile situazione, non è solo il bambino a non essere ancora pronto, anche i genitori si ritrovano a vivere bruscamente e con problematicità il passaggio dalla condizione di attesa alla nascita improvvisa e questo ovviamente può avere delle conseguenze sulla loro vita psichica. I “genitori prematuri” vivono una condizione fortemente stressante, caratterizzata da vissuti di impotenza, paura della perdita e rabbia, hanno inoltre una probabilità maggiore di sviluppare una sintomatologia depressiva post-partum (compresa tra il 32 e il 50% per le madri) o ansiosa (fino al 30%) rispetto ai genitori di bimbi nati a termine. Anche il Disturbo Post Traumatico da Stress è frequente, con un’incidenza del 10% fino a 14 mesi dopo il parto. E’ necessario accompagnare la coppia in questa nuova fase di vita, permettendogli di familiarizzare con il reparto e gli operatori, aiutandoli a conoscere i dispositivi presenti attorno al loro bambino. Il supporto psicologico si rivela poi, di fondamentale importanza.
Lo scopo del sostegno è quello di contribuire a mitigare ansie e preoccupazioni, e accompagnare la nuova famiglia, passo dopo passo, nel percorso di recupero. Ma anche di esercitare un ruolo di mediazione psicologica tra famiglie e personale sanitario e offrire un indispensabile supporto anche in quei casi in cui, purtroppo, l’esito è infausto. Un altro ruolo fondamentale è il lavoro portato avanti dalle Associazioni dedicate, che si occupano di creare una sorta di ponte tra l’ospedale e il quotidiano, così che le famiglie non si sentano sole e abbandonate.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta