Giorgetti in pista: non c’è 5 senza 6… "In tanti mi hanno chiesto di ricandidarmi: un segno di fiducia che voglio ripagare"

Consigliere Giorgetti, lei si propone di tornare a Palazzo Ferro Fini per la sesta volta: come mai questa scelta di continuare sul percorso regionale invece di puntare ad altri ruoli?
“Tante persone mi hanno chiesto di ricandidarmi per il Consiglio regionale, anche in virtù del bisogno di operatività che avrà il Veneto una volta superata l’emergenza Covid-19. Credo sia un segno di fiducia nei miei confronti e di apprezzamento verso il mio operato, perciò ho deciso di scendere nuovamente in campo. All’interno del Consiglio regionale si possono affrontare e risolvere i problemi del territorio in maniera concreta, mentre è più difficile farlo a livello nazionale».
Può fare un bilancio di questo suo mandato, il primo non da assessore?
«Anche se l’attività del consigliere è molto diversa da quella dell’assessore, ho proseguito sulla stessa linea: mettere il territorio di Verona al centro delle politiche regionali. L’ho fatto attraverso una serie di proposte legislative, ordini del giorno ed emendamenti ai bilanci che, tra le altre, sono sfociati in due importanti stanziamenti di fondi, uno per il completamento della Strada Regionale 10 che passa per Legnago e l’altro per l’avvio del progetto di rifacimento del collettore del Garda. Tutto ciò mantenendo in bilancio un incremento dei fondi destinati all’edilizia scolastica e alle piccole opere di competenza dei Comuni che danno lavoro alle imprese locali. Inoltre ho promosso un progetto di legge per bloccare il proliferare indiscriminato dell’attività estrattiva e un altro per ridurre il consumo delle bottiglie di plastica monouso attraverso l’installazione di casette dell’acqua pubbliche in tutti i Comuni del Veneto entro il 2023. Entrambi sono stati approvati e lo considero un successo personale, avendo a cuore da sempre i temi ambientali».
Che cosa rifarebbe sicuramente e su cosa, invece, vorrebbe tornare indietro e agire diversamente?
«Non tornerei indietro su nulla. Ho sempre dato il massimo. A volte riuscendo bene e altre volte meno bene. Ma rifarei tutto».
Alle scorse Regionali, lei fu eletto con Forza Italia. Quindi, ha creato un suo movimento, Più Italia!, e aderito a Fratelli d’Italia, partito con il quale si candida. Ci spiega questa evoluzione?
“Non c’è stata alcuna evoluzione. Sono stato eletto per la prima volta nelle fila di Alleanza Nazionale, poi il partito si è unito a Forza Italia ed è nato il Popolo delle Libertà, che infine si è sciolto e ha ripreso il nome Forza Italia. Da tempo ero convinto che quella di FI fosse un’esperienza in esaurimento e che gli italiani stessero chiedendo a gran voce un’offerta politica nuova. Giorgia Meloni ha saputo rispondere in maniera egregia a questa richiesta e per me, che ho sempre rappresentato i valori e l’identità della Destra, è stato naturale aderire a Fratelli d’Italia».

“Verona? Chi governa non ha visione strategica”

La sua figura politica non riguarda solo l’ambito regionale: che succede, ad esempio, in Comune a Verona?

«Dico sempre che per amministrare una città come Verona bisogna fare tanta politica estera e meno politica interna. Invece all’attuale classe dirigente manca una visione strategica che vada oltre i confini comunali, probabilmente perché nessuno degli amministratori locali ha mai fatto esperienze ad altri livelli».
Chiudiamo con una domanda più “intima”: chi è, al di là della politica, Massimo Giorgetti?
«Una persona pacifica che si arrabbia molto quando vede che le cose non funzionano, o vengono fatte male. Forse perché nella vita ho sempre militato. E con questo intendo dire che ho messo il cento per cento delle energie in ogni cosa che ho fatto, dalle scelte professionali all’impegno poli