Nel Comune di Verona, ad oggi, sono attive 61 visite protette per un totale di 83 minori coinvolti (in alcune situazioni le visite comprendono infatti più fratelli). Questo significa che esistono a Verona 61 famiglie all’interno delle quali un genitore è stato giudicato inadatto al ruolo. Perché violento, perché non affidabile, perché magari il figlio ne ha paura. In questi casi, dunque, per non interrompere del tutto il filo che lega il bambino al genitore, il Tribunale, all’esito di un giudizio, dispone che i due si possano incontrare, in un luogo neutro, con la supervisione normalmente di un educatore che ha il ruolo di osservare la relazione e di sostenerla sempre nell’ottica di protezione del minore. Decisioni così delicate, che devono mettere sempre al centro il benessere del minore, devono essere prese dopo aver considerato la situazione sotto tutti i punti di vista. Di questo, del rapporto tra il processo e le valutazioni psico-sociali fatte da tecnici esperti, si occuperà il Convegno che Aiaf Veneto ha organizzato per il prossimo venerdì 18 novembre alle ore 15 nella Sala Convegni del Centro Servizi Banco BPM. Titolo dell’incontro, a cui parteciperanno avvocati provenienti da tutta Italia,“Aspetti controversi della bigenitorialità, accertamenti sulla capacità genitoriale e rapporto tra ordinari mezzi di prova e ctu nei giudizi di affido”. Relatore, il Presidente della Prima Sezione della Corte di Cassazione, Francesco A. Genovese. Con lui il dottor Rosario Caiazzo, Consigliere della Prima Sezione della Corte di Cassazione e la dottoressa Antonella Guerra, Presidente della Prima Sezione Famiglia del Tribunale di Verona. A coordinare l’incontro l’avvocata veronese di Aiaf Veneto Gabriella de Strobel. Introduzione e conclusione alla Presidente Nazionale di Aiaf Veneto Cinzia Calabrese e al Vice, professor Alberto Figone. “Nel caso di genitori molto conflittuali – spiega l’avvocato Alessandro Sartori, Presidente onorario di Aiaf Veneto- spesso il Tribunale si affida a consulenti esterni che vengono chiamati a valutare le capacità dei genitori, la loro adeguatezza e la qualità della relazione con i figli. Spesso, purtroppo, questi consulenti hanno deciso di ‘strappare’ un figlio ad uno dei due sulla base di impostazioni ideologiche considerate prive di evidenza scientifica. Quello che noi vogliamo, invece, è che la decisione del Tribunale possa formarsi in modo completo nell’interesse reale del minore tenendo in considerazione sia le valutazioni degli esperti nominati come consulenti sia le prove che si formano nel processo”. La stessa Corte di Cassazione, da qui l’idea del convegno, con una recente ordinanza a firma proprio del Presidente Genovese, ha sostenuto come le consulenze esterne dei tecnici non possano essere l’unico elemento su cui si fonda la decisione del tribunale. “Sono aspetti, lo ripetiamo, molto delicati”, spiega Sartori. “Noi, come avvocati, cittadini e genitori abbiamo il dovere di pretendere che certe decisioni vengano prese dai Tribunali dopo un processo che abbia preso in esame tutti gli aspetti, non solo il parere di uno psicologo. Questo non significa che il parere dello psicologo non ci debba essere ma è evidente come non possa essere la sua parola l’unico elemento di prova”. “Ci sono bambini -prosegue Sartori- che non vogliono vedere il papà. Certi esperti dicono che se succede è colpa della mamma e allora consigliano il giudice di togliere il minore a quest’ultima per favorire la relazione con il padre. Il punto centrale della questione è che un approccio simile, oltre a non essere scientifico, non punisce tanto la madre quanto il bambino. E la tutela dei minori deve essere il nostro primo obiettivo. Per questo riteniamo che appuntamenti come quello di venerdì 18 siano di fondamentale importanza”.