Come abbiamo visto, il canale della comunicazione si compone non solo del linguaggio verbale, ma anche di quello non verbale. Il messaggio arriva al nostro cervello tramite l’udito così come attraverso gli occhi, per cui la mimica facciale, il contatto visivo e i gesti sono elementi che, durante una conversazione, colpiscono fortemente il nostro interlocutore. Quando parliamo di gesti ci riferiamo quindi all’intera sfera di movimenti che possiamo fare con le nostre mani, compreso il gesticolare, a volte involontario. Intorno a questa tematica, un grande mito precede noi italiani, che, nonostante quello che pensano all’estero, ci avvaliamo di numerosi e differenti gesti, ciascuno con un preciso significato, utilizzati con criterio per accompagnare la conversazione. E’ vero che un movimento eccessivo di mani e braccia può infastidire il nostro interlocutore distraendolo dal cuore della comunicazione; in questo senso, può trattarsi di una manifestazione dello stress provato mentre si parla e che sfugge dal nostro controllo. C’è da dire però che l’utilità del gesticolare viene dimostrata dalla scienza: nello specifico, oltre a essere un canale di comunicazione al pari, se non superiore, a quello del linguaggio, non solo ci aiuta a farci capire meglio dagli altri, ma aiuta anche chi parla nel momento in cui deve esprimere concetti difficili o quando si deve ricorrere all’utilizzo della memoria a breve termine. Nelle prime fasi dello sviluppo, ricerche hanno dimostrato che bambini che gesticolano facilitano l’apprendimento e lo sviluppo neurolinguistico. Possiamo quindi sfatare il finto mito degli italiani che gesticolano mentre parlano, in quanto non si tratta quindi di un “modo grossolano di comunicare” ma di una vera e propria tecnica a integrazione di quella dialettica.