«Gatto». Come Roberto Anzolin, portiere della Juventus dal 1961 al 1979 che alla corte di Madama vinse uno scudetto e una Coppa Italia. Marco «Gatto» Silvestri, il portierone del Verona chiamato ora in azzurro da Roberto Mancini, tra i pali è proprio un felino. «La miglior sua caratteristica penso sia la dedizione, ama questo lavoro e ci mette tutto se stesso. Il suo percorso? Anche gli anni da riserva, per un portiere, sono fondamentali per la crescita personale» ha detto di lui Massimo Cataldi, allenatore dei portieri dell’Hellas Verona. E di gavetta Silvestri ne ha fatta parecchia prima di varcare i cancelli di Coverciano. Ventinove anni, 191 centimetri di altezza per 80 chili di peso, le sue misure: il resto lo fanno i riflessi, l’elasticità e il senso della posizione. Il ragazzone viene da Castelnovo ne’ Monti, capoluogo dell’appennino reggiano, ai piedi della Pietra di Bismantova, l’altura citata da Dante nel Purgatorio della Divina Commedia.
Le interminabili partite con fratelli e amici al campo sotto casa, Dida e Buffon i suoi idoli; quindi le giovanili del Modena dove resta sette anni e fa il suo esordio in Coppa Italia. Quando ha 19 anni su di lui mette gli occhi il Chievo, che lo piazza a difendere la porta della Primavera: davanti ha due totem come Stefano Sorrentino e Lorenzo Squizzi.
Va allora a farsi un po’ di ossa a casa con la Reggiana: tornato al Chievo, nel 2012 lo girano in prestito al Padova dove debutta in serie B alternandosi per la maglia da titolare con Marco Anania. Rientrato alla base per lui non c’è spazio; a gennaio 2014 Cagliari e Chievo fanno scambio; a Verona arriva Agazzi, Marco vola in Sardegna. Il 27 aprile Avramov è squalificato, tocca a lui. Nel giorno del suo battesimo in serie A, le sue parate mettono al sicuro il successo dei sardi contro il Parma.
A Veronello la storia si chiude definitivamente a giugno. Lo acquista il Leeds United di Massimo Cellino. A Elland Road i tempi gloriosi del The Damned United prima e di Eric Cantona poi, son lontani, il club arranca ora nel Championship. Silvestri gioca da titolare le prime due stagioni, nella terza gli vien preferito l’esperto Robert Green, già portiere dei Leoni ai mondiali in Sudafrica del 2010. Per i pasticci che combinò, Fabio Capello, allora ct della nazionale inglese, non ci dorme ancora la notte. Marco gioca le gare di coppa e in una di queste, agli ottavi di Lega di contro il Norwich, para ben tre rigori: mai nessun portiere nella storia del club aveva fatto tanto.
«Gatto» in Italia, «Hero» nello Yorkshire: «Leeds è eccezionale. I tifosi sono tantissimi, caldi e molto affiatati. Se in trasferta ci sono a disposizione 5mila biglietti, nel settore ospiti saranno in 5mila». Quella sera a Elland Road erano 23mila, e tutti per lui. Bel ricordo. Il resto è storia recente: tre anni fa ha ritrovato Verona, stavolta casa Hellas, l’occasione per la sua definitiva ascesa: dopo un primo anno trascorso misteriosamente in panchina si è finalmente guadagnato i guantoni da titolare indiscusso. Niente grilli, ama i cani, la lettura e il computer; Sofia l’ha incontrata dieci anni fa in aeroporto, dalla loro unione è nata Chloe: «Tutto il mio tempo libero lo dedico a lei. Verona è meravigliosa, perfetta per me». E ora, Marco, prenditi tutto l’azzurro che c’è. Te lo meriti.
Elle Effe