Si potrebbe partire dalla Marangona, passando al sottopasso del Central Park per proseguire ai rapporti politici negli enti: i temi al centro del confronto non mancano. E Matteo Gasparato, punto di riferimento di Verona Domani e presidente del Consorzio Zai, apre in questa intervista a un possibile dialogo con il sindaco Damiano Tommasi alla luce dei grandi nodi da risolvere in città. Primo fra tutti, il destino della Marangona con conseguenti scelte urbanistiche. “Aperture dal sindaco non ne abbiamo avute, ma è comprensibile perché il primo anno è stato di rodaggio per questa Amministrazione comunale. Ma adesso da Tommasi e Giunta ci si aspetta un cambio di passo, un dialogo maggiore anche con chi non è della maggioranza. Il rapporto può essere costruttivo anche con le minoranze, senza battaglie di bandiera”.
Il caso Agsm? “Ha scosso i rapporti che erano costruttivi, ma serviva più dialogo per cooperare, non ho apprezzato per esempio l’atteggiamento di Tosi, non è il nostro. Anche perché secondo noi e le valutazioni dei tecnici indipendenti, l’ad Quaglino aveva comunque fatto un palese errore di valutazione su Compago. Noi non abbiamo fatto dietrologia politica, nerssuna strumentalizzazione, solo non era una operazione vantaggiosa per Agsm. Essere revocati per aver chiesto chiarimenti non ci è sembrato una scelta appropriata. Non abbiamo fatto polemiche nonostante le tensioni, ma dal Comune non è stata usata la modalità migliore”.
Questo ha lasciato strascichi? Siete aperti a un dialogo migliore con Tommasi o siete refrattari? “Non siamo assolutamente refrattari, ma sui temi amministrativi credo sia il caso di instaurare un dialogo con precisi criteri. Faccio un esempio: per il sottopasso sotto il central Park per collegare Golosine e Santa Lucia, credo sia un tema sul quale confrontarsi di più con le minoranze prima di decidere. Il nostro consigliere Rossi è stato molto severo, proprio perché ci si aspettava un’occasione di dialogo e come segretario non ho ricevuto richieste di confronto”.
Altro esempio, lo scontro in Fondazione Arena… “Dopo il commissariamento, si decise di mettere un direttore generale come De Cesaris e ritengo che una figura simile serva ancora per gestire gli aspetti amministrativi e i problemi legati al lavoro, mentre il sovrintendente, in particolare Gasdia, è più a vocazione artistica. Visto da fuori, lo scontro non è stato uno spettacolo positivo per Verona”.
Viene avanti il filobus con i conseguenti disagi dei cantieri… “La scorsa Amministrazione comunale guidata da Sboarina ha peccato nella comunicazione sui cantieri del filobus, un difetto di informazione nei quartieri coinvolti. Ora l’opera del filobus va condivisa meglio con il territorio, spero ci sia una informazione capillare e un coinvolgimento delle forze politiche e dei quartieri”.
Ma il tema principe per la realtà dell’interporto è il futuro della Marangona: vuol dire che ci sono scelte delicate in vista anche da parte del Comune, no? “Sì, siamo vicinissimi all’avvio dei lavori in Corte Alberti per 200 mila metri quadrati di insediamenti di logistica e intermodalità. Abbiamo perso tantissimo tempo, 23 mesi, per attendere dalla Regione la non assoggettabilità alla Vas.. Abbiamo già illustrato al Comune tutte le richieste di insediamento che abbiamo ricevuto: sono almeno una ventina”.
Di che tipo? “Non solo logistica. Su un’area di 1 milione di metri quadrati abbiamo richieste di insediamenti per un nuovo terminale intermodale, per l’innovazione tecnologica, per insediamenti di attività manifatturiere che rientrano dall’estero dopo la delocalizzazione, c’è ancora il progetto per la città della musica, insediamenti per un big data center. Temi di confronto con il sindaco e la Giunta ce ne sono tanti, per lo sviluppo di Verona e della sua economia”.