L’estate addosso, un anno è già passato, la spiaggia si è ristretta ancora un metro. È stato Jovanotti, nel 2015, ad aggiudicarsi il tormentone dell’estate. Già l’estate: come vivremo quella 2020? Chissà. Ci sarà? Certo. Quale sarà il tormentone? Non siamo aggiornati ma scommettiamo sull’usato sicuro, Fedez o J-Ax, che magari per l’occasione torneranno a duettare. E ancora un’altra estate arriverà, e compreremo un altro esame all’università. E un poi un tuffo nel mare, nazional-popolare… . Era il 2016. L’università oggi è chiusa, gli esami si fanno online. E poi chi li ha più i soldi per comprarsi gli esami? No, dentro i gabbiotti di plexiglass, idea lanciata da un’azienda modenese, non ci vogliamo finire. Non ci finiremo. L’estate addosso? No: lì dentro l’estate ci salta addosso, ci ammazza prima del Corona. Il governatore Luca Zaia ha già sentenziato: l’immagine è inquietante. Oggi ha rilanciato: «Siamo veneti, abbiamo superato di tutto: non rinunceremo alla stagione turistica. I tedeschi chiudono? Verranno da noi». È una botta di ottimismo che ci scalda il cuore. Ma come faremo? I bambini costruiranno i castelli di sabbia a due metri gli uni dagli altri, vietato fare la lotta in mare e al posto dei gavettoni a suon di secchiate potremo usare al massimo il Liquidator? E la chiamano estate. Un tormentone, ma non musicale e niente affatto orecchiabile già c’è, ed è quello degli esperti che in tivù e sui giornali dibattono su tutto e non ci dicono niente. Dibattono anche sull’estate, ovviamente. Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, è cautamente ottimista, a patto che gli italiani continuino a seguire alla lettera le ordinanze: «Mi auguro che a luglio non ci sia nemmeno bisogno di indossare le mascherine» ha detto al quotidiano Il Giorno. Se lo augura. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, è più cauto: «Se andremo al mare? Dipende, sarà un’estate piuttosto difficile. Potremo andarci se lavoriamo bene ora e rispettiamo i limiti. Con un livello di contagi basso e un sistema che garantista la massima tracciabilità possibile degli eventuali nuovi casi, uno spiraglio per una vacanza si può aprire». Uno spiraglio. Pierluigi Lopalco, epidemiologo all’ateneo di Pisa, fa la sintesi: «In una situazione in cui turisti stranieri probabilmente non arriveranno, e sarà limitato lo spostamento anche da regione a regione in Italia, se pensiamo a un turismo prettamente locale credo che le spiagge potranno essere gestibili». La via media. Ma il caldo farà secco il maledetto Corona? Guido Silvestri, professore ordinario alla Emory University di Atlanta, scienziato di fama mondiale, non ha dubbi: il Covid-19 ci lascerà le penne. Altri non ne sono affatto sicuri. Nessuna certezza. E noi, intanto cosa facciamo? Stiamo a casa, perché così c’è stato ordinato. Lo faremo ancora per tra una ventina di giorni, poi, se ciò che filtra dai palazzi romani è vero, torneremo a rimirar le stelle, non più dai balconi, ma dai prati. Poi forse dalle spiagge. Coi cuori tre metri sopra il cielo e i corpi a due metri di distanza.
Alessandro Gonzato