In questi giorni un pensiero particolare non può che andare alle mamme e ai papà e a tutti i parenti di Leonardo, Nina, Tommaso, Alice, i piccoli angeli stroncati dal batterio killer. Ciò che è successo merita una risposta certa e rapida. I responsabili, qualora verranno individuati, dovranno pagare fino all’ultimo giorno. Oggi gli ispettori del ministero della Salute si sono recati all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento per orientarsi meglio in questa drammatica storia finita d’improvviso su tutti i quotidiani nazionali nonostante si trascinasse da più di un anno. Potere del Coronavirus che ha chiuso gli occhi su qualsiasi altra vicenda nazionale. La relazione esterna degli esperti, consegnata alla Regione Veneto (oggi l’Azienda Ospedaliera ha presentato le proprie controdeduzioni), ha detto che il Citrobacter si era annidato nel rubinetto del lavandino usato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l’acqua da dare i bimbi. Se così fosse, l’immagine è assai cruda, dovremmo parlare di veleno nei biberon. Vengono i brividi. C’è da urlare di rabbia. Non osiamo, e non possiamo nemmeno immaginare la disperazione dei genitori dei bimbi stroncati dal batterio, così come quella dei 9 piccoletti che hanno riportato danni celebrali permanenti. Il bilancio poteva addirittura essere ancora più drammatico dato che, chi è praticante in questi casi pensa al miracolo, la stessa acqua pare che sia stata data a decine di altri bimbi, in tutto 96. Com’era prevedibile dopo che la relazione è divenuta pubblica è scoppiata una battaglia legale e politica sulla vicenda. Ognuno cerca di addossare colpe agli altri e gli esponenti di maggioranza e opposizione si scannano a suon di comunicati stampa quanto mai vuoti e inopportuni, se non di cattivo giusto. Come se un attacco, per di più sguaiato, aiutasse la giustizia ad andare avanti spedita, cosa fondamentale di fronte a una sciagura di questo tipo. La sanità veneta rimane un’eccellenza. L’ospedale di Borgo Trento lo rimane. Va detto. Prova ne è che ogni anno migliaia di persone da tutta Italia si rivolgono alla struttura per essere curati. Ecco perché sparare nel mucchio non ha senso. Serve rapidità nell’accertamento dei fatti, ma non fretta. Il lavoro decennale di centinaia di persone non può e non deve essere infangato a causa di un singolo dramma, pur straziante. Noi non partecipiamo alla caccia ai colpevoli: di questo si occupano investigatori e giudici. Ma una volta individuati, nessuno sconto. Sarebbe un affronto imperdonabile.
“Abbiamo chiesto all’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona l’immediato invio della Relazione Tecnica, in forza del fatto che Nursing Up è il primo sindacato di categoria e quindi portatore di interessi diffusi della categoria infermieristica, ma con nostro disappunto, invece, è arrivata a mezzo stampa”. Lo afferma il segretario regionale del sindacato infermieri, Guerrino Silvestrini. “Da quanto emerge – aggiunge Silvestrini – la catena delle responsabilità parte dai vertici, e quindi invitiamo caldamente ogni attore, a partire dai vertici regionali fino agli organi di informazione, di non avanzare sommarie conclusioni gratuite e potenzialmente lesive. La disinformazione e l’aggressione mediatica sta causando ulteriore dolore e tensione; è necessario basarsi su fatti oggettivi e la magistratura sta già lavorando in tal senso” ha sottolineato. Secondo l’esponente sindacale “denigrare, offendere, aggredire gli operatori sanitari non porta a nulla ma soltanto malessere e sfiducia. Nursing Up sta monitorando queste situazioni ed interverrà a tutela dei professionisti che rappresenta. La vicenda è terribile e coinvolge tutti. Il nostro studio legale è pronto a intervenire per ogni singola necessità. sia dei professionisti che del comparto coinvolto”.
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