A seguito dell’emergenza sanitaria in atto e di tutto ciò che ha comportato, in pochi mesi sono aumentati notevolmente i casi di depressione (anche post-partum) a livello globale, i disturbi ansiosi ed i problemi legati al sonno. Sono diversi, infatti, i fattori di rischio concomitanti che hanno inciso sul fenomeno quali, ad esempio: la comunicazione (spesso allarmista) da parte dei media che ha alimentato la paura relativa al contagio, la preoccupazione economica, il distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Inoltre, la convivenza forzata da una parte e l’isolamentodall’altra, hanno impattato fortemente sul modo di vivere le relazioni interpersonali e la vita quotidiana. La pandemia, dunque, si è ripercossa anche sulla salute mentale, col rischio che gli effetti nocivi si possano vedere non solo nel breve, ma anche nel lungo termine.
Le principali cause di depressione post Covid-19
In generale, sull’insorgenza di una forma depressiva (o sull’aggravarsi di una patologia già in atto) possono incidere diversi fattori. Nei mesi scorsi, ad esempio, a causa del virus molte persone hanno subito gravi lutti o hanno perso il lavoro.
Ma non è tutto. La recente pandemia, infatti, ha comportato un inevitabile isolamento forzato che ha incrementato la solitudine di molte persone.
“Sono molti gli aspetti da non sottovalutare- sottolinea la psicologa Giulia Parise – come scarsi contatti con le persone care o, al contrario, come la convivenza forzata con i propri familiari. Ma non solo: altri fattori di rischio, infatti, sono legati anche all’impossibilità di condividere il dolore per un lutto e non poter salutare il proprio caro, alla paura di essere contagiati o di contagiare, alla difficoltà di gestire il lavoro e i figli a casa, alla difficoltà di potersi curare nel caso in cui si abbia una patologia in corso o all’impossibilità di venire assistiti in ospedale. E così via”.
Crisi economica
La crisi economica in atto ha determinato un abbassamento di alcune fasce di reddito e un aumento del tasso di disoccupazione complessivo. Secondo diversi studi, dunque, questi fattori stanno determinando un rischio concretamente superiore di ammalarsi di depressione. Malattia ritenuta la prima causa di disabilità a livello mondiale dall’Oms e che in Italia colpisce circa 3milioni di persone, di cui circa 150.000 in Lombardia (stando alle stime Istat).
“Terrorismo mediatico e diffidenza”
Una diretta conseguenza dell’emergenza in atto è anche l’incremento dei soggetti affetti da attacchi di panico, agorafobia (paura degli spazi aperti), disturbo bipolare e d’ansia generalizzato (cioè un’ansia non legata ad uno stimolo preciso, ma ad una preoccupazione generale), fobie sociali e specifiche (soprattutto legate alla contaminazione).
“Per diversi mesi – spiega la psicologa – le persone sono state sottoposte ad un continuo “terrorismo mediatico” relativamente al contagio e alle misure igieniche da adottare. E tutto questo ha comportato un crescente sentimento di scarsa protezione individuale e una necessità forte di controllo sulla situazione circostante. Inoltre, è passato anche il messaggio di “diffidare” delle persone vicine, in quanto potenzialmente asintomatiche, ma ugualmente contagiose”.
Tutto questo, dunque, ha impattato negativamente sulle persone che già presentavano delle sintomatologie ansiose o fobiche, portando all’estremo i sintomi preesistenti. Col rischio di diventare disturbi invalidanti, con pesanti ripercussioni sulla sfera privata, sociale e lavorativa.
“Ci vorrà del tempo per cancellare le conseguenze di questo lockdown. Sono gli effetti indiretti del Covid 19, che ha lasciato strascichi mentali e morali su gran parte della popolazione. Conseguenze meno visibili ma non meno importanti”