Frode fiscale, giro di fatture da Verona Nove persone segnalate alla Procura. Sequestrati conti correnti per oltre 2 milioni

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Rovigo, coordinate dal Sostituto Procuratore Andrea Bigiarini della Procura della Repubblica di Rovigo, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, immobiliari, autoveicoli e quote sociali, per un valore di 2.145.000 Euro.
Il provvedimento è stato emanato dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale Ordinario di Rovigo nei confronti di una società di capitali a responsabilità limitata polesana, operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e lubrificanti a uso autotrazione e riscaldamento, la quale ha consapevolmente annotato in contabilità e fatto confluire nelle proprie dichiarazioni fiscali ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, per il periodo 2017-19, elementi passivi fittizi documentati da fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, emesse da entità societarie “cartiere” e/o “filtro”, con sedi sparse sull’intero territorio nazionale.
Le indagini di polizia giudiziaria hanno, infatti, consentito di acclarare come le fatture siano state emesse da società ubicate sul territorio nazionale (Milano, Roma, Napoli e provincia di Verona), molte delle quali già sottoposte a indagini da altri Reparti del Corpo, nonché amministrate da soggetti prestanome, pluripregiudicati anche con precedenti specifici per reati connessi all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Complessivamente sono stati 9 i soggetti segnalati alla locale Procura della Repubblica per emissione e utilizzo delle false fatture.
I prodotti petroliferi acquistati dalla società polesana (perlopiù gasolio per autotrazione), di provenienza comunitaria, mediante l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto dovuta a monte, attuata dagli organizzatori della frode attraverso il meccanismo dell’interposizione nella filiera di approvvigionamento di soggetti con funzioni di “cartiera” e/o “filtro”, venivano introdotti in territorio nazionale a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza.
Il sistema sortiva così il duplice effetto di evadere l’imposta sul valore aggiunto dovuta nel commercio dei carburanti e di ottenere maggiore competitività sul mercato in danno degli operatori onesti del settore. Le fatturazioni false accertate sono risultate essere pari a circa 10 milioni di Euro, a cui corrisponde un’IVA indebitamente detratta pari a oltre 2 milioni di Euro.