E sono 100. Le candeline che quest’anno dovrà spegnere la gloriosa Virtus “Vecomp” Verona. Tante,
anche se al momento la compagnia rossoblu, di fiato ne ha da vendere. Dal 1921 a disputare infinite
lotte tra i dilettanti, fino alla più recente scalata verso altre categorie. Nel ’91 la conquista della Promozione, nel 2000 l’Eccellenza. La serie D del 2006 e il 2013 è l’indimenticabile annata della
prima storica stagione tra i professionisti. Qualche sali e scendi, per arrivare agli attuali 29 punti, nono posto in classifica e zona playoff momentaneamente raggiunta. Per il terzo anno di fila in serie C, con Verona unica città d’Italia ad avere così tante squadre nel calcio che conta. Ne abbiamo parlato con un Gigi Fresco in vena di aneddoti. Il “Sir Alex Ferguson” italiano, che dal 1982 ricopre i ruoli di presidente e allenatore, di questa grande famiglia: “Nel ’85 in Seconda Categoria, giochiamo l’ultima a Sanguinetto. All’epoca ero anche giocatore, anche se ho solo 2 presenze in prima squadra. C’è un rigore, lo batto io e segno. Con i ragazzi scherzo sempre, perchè la mia media gol è altissima…”(ride).
Questo è l’anno del centenario, quali sono i suoi ricordi più vivi?
Sono oltre 50 anni che faccio parte della Virtus, visto che ci sono entrato quando ne avevo 9 da piccolo giocatore. Negli anni si sono susseguiti vari presidenti: da Rossi il titolare del negozio “Masport”, poi Nocini da fine ’60 fino al 1980. Zendrini per un paio d’anni e poi fui eletto assieme a un gruppo di giovani. Ricordi tantissimi, forse il più forte rimane quello dello spareggio a Foligno contro la Casertana. Per la prima volta eravamo in serie C.
Se lo aspettava di rimanere così tanti anni e come fa a gestire il doppio ruolo?
Ovviamente non me l’aspettavo, però il sogno utopico di arrivare tra i professionisti lo avevo da subito. Oggi siamo un grande gruppo, che gestisce tutto assieme. Ho dei bravissimi collaboratori,
altrimenti da solo sarebbe impossibile: Campedelli è il direttore generale, Corradini direttore sportivo, Zuppini responsabile settore giovanile. Poi il vicepresidente De Paolis, che è con me da 40
anni. E tanti altri soci della società.
Si dice che la Virtus “sia un mondo a parte” rispetto alle altre società…
Vuol dire che l’obbiettivo è che i ragazzi stiano bene. Si gestisce e si cresce tutti assieme. Musica negli spogliatoi, la pizza e le cene assieme e soprattutto la partitella sempre dopo ogni allenamento. Anche il giorno della partita, che ci sia allegria e non troppa serietà, il clima disteso fa bene a tutti.
Per dire: nel 2006 il giorno prima della semifinale per la Coppa Italia dilettanti, eravamo a Londra in viaggio premio. Ormai avevamo prenotato da mesi, cosa faccio lo annullo? La vita è troppo breve per aver altri momenti tristi, oltre a quelli che già normalmente ci capitano.
Arrivate da una striscia positiva importante, è cambiato l’obiettivo?
No, salvezza, poi vediamo. Certo, l’idea è quella di restare il più possibile in zona play off…”
Fabio Ridolfi