Frazioni da sogno ma abbandonate Il Piano di Assetto del Territorio parla diffusamente di Avesa, Quinzano e Parona, indicando problemi, sogni, criticità e mancanze. L’aumento degli abitanti ha portato maggior traffico e auto parcheggiate ovunque. Anche qui l’età media è alta

Rimaniamo nella seconda circoscrizione per affrontare la seconda puntata relativa alle schede elaborate dal pat (piano di assetto del territorio) per Avesa, Quinzano e Parona. Tra problemi, sogni, criticità, mancanze. Avesa è frazione immersa nel verde, si può costruire poco, è vicina alla città e vede una forte presenza di anziani che hanno costruito una forte rete fra di loro. Sono arrivate nuove famiglie giovani che probabilmente si sono trasferite in quartiere per la qualità di vita. I luoghi di incontro sono parrocchia, Osteria al popolo, sede degli Alpini, i giardini (che sono utilizzati come spazi di incontri informali). L’aumento di abitanti ha portato maggior traffico ma non è stato previsto un sistema per accogliere tutte le auto dei residenti, che sono parcheggiate ovunque. Serve quindi aumentare il servizio di trasporto pubblico su certi orari, ma contemporaneamente si notano autobus vuoti: quindi bisognerebbe analizzare le esigenze per fasce orarie e capire perché le persone usano/non usano il trasporto pubblico. Necessaria una gestione più ottimale del verde e degli spazi pubblici, gestione del traffico e soste, manutenzione strade e marciapiedi da migliorare (marciapiedi dissestati dove è difficile ad esempio fare jogging, passare con le carrozzine, e sono poco agevoli per le persone anziane). Andrebbe ripristinata la ex biblioteca, che è dismessa e in stato di abbandono, quando potrebbe essere un bel luogo di incontro e scambio (l’asta per l’assegnazione è andata vuota). uno dei problemi più sentiti è quello di togliere l’amianto dai capannoni della zona artigianale di Avesa e promuovere nel contempo impianti di fotovoltaico. Ma il sogno di sempre è la realizzazione del ponte sul progno di Avesa che renderà più vivibile e fruibile la zona, valorizzando l’area dove c’era un guado che portava alla zona industriale di Avesa. E’ importante perché divide il paese a metà. Tra le richieste, un’area cani negli spazi pubblici, parco giochi di quartiere e andrebbero attuate alcune zone 30.

Quinzano soffocato dal cemento. E’ il problema più sentito insieme con quello del trasporto pubblico. Senza ciclabili

QUINZANO. Vicina alla città e all’ospedale di Borgo Trento, a ridosso delle colline, la frazione è abitata dagli anziani nella parte storica mentre i giovani abitano più nella parte vicino alle Poste. Si sono insediate anche comunità di famiglie di immigrati. Le realtà associative sono attive, vi sono gruppi di volontari a San Rocchetto che gestiscono l’Eremo, il circolo NOI offre varie attività aggregative, AUSER, la Cooperativa Pericotti. La rete di sentieri favorisce iniziative. Il problema più sentito è l’estrema cementificazione, prevista nel vecchio PRG, a danno del verde e dei servizi (area Ca’ di Cozzi). Pochi i trasporti, ci si muove per lo più in macchina – poco collegamento con colline, le famiglie che abitano nelle parti più alte non hanno servizi, neanche lo scuolabus per i bambini. Quinzano/Avesa non è ben collegato alla zona universitaria, il tragitto con i mezzi è lungo e bisogna cambiare autobus (anche per arrivare in Veronetta e nella zona dell’università centrale), inoltre non ci sono piste ciclabili. La fascia giovane si muove per lo più in bicicletta o a piedi, ma con grande difficoltà. c’è bisogno quindi di un maggior trasporto pubblico, di negozi di prossimità (c’è solo 1 negozio di alimentari – il supermercato più vicino è il Famila in via Cà di Cozzi). La mobilità pedonale è carente – ci sono strade che poi diventano private e che quindi portano a fare giri più ampi, per aggirare divieti di accesso. Sogni per il futuro avere un teatro parrocchiale (che attualmente è in vendita), opera per la quale non si riesce a trovare soluzione. Si discute molto sulla poca praticabilità della strada parallela al progno, sotto San Rocchetto, che sboccherebbe su rotonda del Famila: ha il problema che la carreggiata è troppo stretta per prevedere anche la pista ciclabile, che è opera PNRR. L’idea? lasciarla solo per auto, e utilizzare come ciclabile la strada secondaria dentro i vigneti, già di fatto utilizzata dalle biciclette. La strada serve il nucleo di circa 70 famiglie residenti il desiderio dei residenti è che non venga realizzata la scheda norma 131 – con la quale andrebbero costruite altre 7 case a San Rocchetto. Si tratta di via San Rocco, strada attualmente a senso unico alternato semaforizzato, interessata dall’itinerario BP17 Parona – Porta San Giorgio del Biciplan interventi urgenti: Casa per Anziani di AGEC da mettere a norma. La struttura fatiscente della sala civica sede del consiglio di circoscrizione andrebbe demolita e ricostruita come centro di aggregazione a servizio di tre quartieri (Ponte Crencano, Quinzano e Avesa).

Parona non è città e neanche periferia. Il quartiere soffre ancora delle conseguenze dell’incendio dell’area industriale 

PARONA Parona non è città e non è periferia. Il quartiere vive ancora le conseguenze dell’incendio nell’area industriale (ex Salumificio in zona industriale di Negrar) e si sorbisce tutto il traffico della Valpolicella, che purtroppo non ha alternative. Ciò per la sua posizione di confine con Negrar. L’età media degli abitanti è molto alta (invecchiamento), presenza di famiglie con disagi economici/sociali (ad esempio giovani). A differenza di altri quartieri c’è un’edificazione sviluppata con abitazioni per pochi nuclei familiari (non case alte), ma si percepisce un forte consumo di suolo senza una crescita di abitanti. Il lungadige è l’unica parte in cui i residenti si possono ritrovare. Per il resto, il quartiere risulta slegato, tagliato da strade di grande comunicazione e molto traffico. Grande risorsa è il parco dell’oratorio (Villa Monastero) dentro il quale lavorano molti volontari, ma visto che l’area è poco conosciuta la gente non viene e si percepisce la mancanza di un numero sufficiente di volontari. Ci sono gruppi parrocchiali, gruppo alpini, fattoria didattica, associazioni sportive (calcio, arcieri, cavalli). Area non sfruttata: piazza del Porto – molto traffico, quindi poco utilizzata, mentre si potrebbero mettere plateatici, tavoli per attrarre più gente. Al momento quando non c’è il mercato è usato come parcheggio. Piazza del Porto è una piazza mancata, l’amministrazione ha delle idee su un possibile utilizzo che sottoporrà a breve alla popolazione. Manca un cinema, non c’è teatro – maggiore punto di incontro è la parrocchia che è ben servita e ha tutti i servizi necessari per essere ben frequentata. Parona soffre di tutti i problemi di quartieri di passaggio. Qui il problema è avere una pianificazione tra comuni contermini per problemi che di fatto sono comuni. Sogni per il futuro: “basta cemento, non ci sono abbastanza persone, ma continuano a costruire”. Le risorse ci sarebbero come il Parco dell’Adige ma è in condizioni terribili, viene gestito molto male e a parte Corte Molon non è troppo fruibile. Anche Boscomantico è un luogo da rivivere. Il Ponte della ferrovia non è più praticabile per i pedoni per motivi di sicurezza, quindi il fiume viene vissuto come un separatore/una cortina che li divide dall’altra parte, un luogo difficilmente attraversabile. Sogno: ripensare la ciclabile in quanto così come è stata ciclabile come è stata progettata di fianco alla strada è inadeguata e non vivibile. Ripensare alcune infrastrutture per migliorare la viabilità: tunnel della Brennero, stazione ferroviaria, avere un capolinea del filobus. Realizzazione della ciclabile sulla “Sabbionara” fino a San Rocco (per evitare di tagliare alberi). MB (quarta puntata)