Il Benàco piange uno dei suoi figli prediletti. La morte di Aventino Frau, uomo di grande cultura e affabilità, segna la fine di un legame indissolubile tra il Lago di Garda e il politico che più di tutti in questi decenni ha lavorato per far crescere la cultura e l’identità di una regione del Garda, senza confini tra Veneto, Lombardia e Trentino.
Uno “Stato” impossibile perché nessuno delle due regioni e della Provincia autonoma di Trento che s’affacciano sul Garda si priverebbe del suo naturale tesoro. Immaginate il più grande lago d’Italia sotto un’unica giurisdizione amministrativa: sarebbe la regione più ricca dell’intera Penisola. E per questo ciò non avverrà mai.
Ecco allora l’intuizione del giovane Aventino Frau, a soli 21 anni sindaco di Puegnago nel bresciano, fondatore e primo presidente della nuova Comunità del Garda a inizio anni Sessanta. Fu lui a promuovere e realizzare il grande piano di salvaguardia delle acque del lago di Garda, fu lui insieme a tanti sindaci gardesani a coltivare e favorire il senso d’identità lacuale. Non sono mancate nel corso degli anni polemiche e prese di posizioni, irritazioni e fastidio nel vedere venire meno il numero di Comuni aderenti alla Comunità. Scelte dettate da mere prese di posizione dei partiti più intenti ad occupare le poltrone, a mettere le bandierine di occupazione di questo o quell’altro ente, che ad aver cuore la crescita di un territorio che per sua naturale conformazione ha bisogno di leggi e disposizioni uguali per l’intero bacino gardesano.
Ma Aventino Frau, da tempo ammalato e scomparso giovedì scorso all’ospedale di Peschiera all’età di 81 anni, è stato molto di più che un semplice cittadino gardesano.
Nel 1964 divenne sindaco di Gardone Riviera, dove verrà rieletto per altre tre legislature; nel 1971 è segretario provinciale della DC bresciana. Nel 1972, viene eletto deputato con 50mila preferenze personali. Nel 1984 abbandona momentaneamente l’impegno politico, dedicandosi alla professione di avvocato internazionalista, riprendendo l’attività politica nel 1996, quando viene eletto al Parlamento nelle fila di Forza Italia, partito a cui aveva aderito fin dalla sua nascita divenendone coordinatore provinciale per Verona e vice coordinatore Veneto.
Nel 2001 è eletto senatore della Repubblica nel collegio di Verona. Dopo lo strappo con Forza Italia favorì a Verona, insieme a Michela Sironi, l’elezione di Paolo Zanotto, divenendo consigliere comunale e per un periodo presidente del consiglio comunale. Già da diverso tempo aveva stabilito la residenza a San Zeno di Montagna e nel corso della sua intensa carriera politico-amministrativa ha ricoperto anche il ruolo di presidente del Consorzio Garda Uno, per la gestione e la tutela delle acque del Garda;vice Presidente della Fondazione del Vittoriale degli italiani; fondatore e presidente dell’Anit, Associazione Nazionale dei Comuni Turistici.
Come giornalista pubblicista, intenso è stato il suo impegno, che lo ha portato a collaborare con quotidiani e riviste:è stato direttore del bimestrale Nuovi Quaderni Veneti, rivista di politica, economia e cultura, ed editorialista per altre testate, ha fatto parte del Comitato scientifico di Nike, rivista di scienze politiche, ha fondato e diretto I quaderni del Garda, trimestrale di cultura, ambiente, economia del territorio della regione gardesana.
Tra le tante onorificenze attribuite ad Aventino Frau, la cittadinanza onoraria di Salò conferitagli dal sindaco Giampiero Cipani il 27 novembre 2015. Cittadino onorario di Gardone Riviera mentre nel 2017, a Villa dei Cedri a Colà di Lazise, viene insignito dell’Oscar del Garda assegnato a chi ha contribuito alla valorizzazione e promozione del territorio benacense.
Commosse oggi le parole di Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda che ha tenuto a sottolineare: “Usciti da questo periodo triste il Garda, i sindaci e la Comunità promuoveranno di certo un momento di riflessione e valorizzazione dell’opera di Aventino Frau”.
di Francesco Costa