La corsa alla riapertura si fa più lenta in Europa. Se per alcune settimane ha prevalso l’ansia di rimettere in moto i Paesi, ieri è stata la giornata della frenata. In Francia le scuole riapriranno con molte limitazioni, la Germania teme per l’indice dei contagiati, e la Spagna tornerà alla sua «nuova normalità», non prima della fine di giugno.Sui banchi con molti dubbi
Ieri il primo ministro francese Philippe ha illustrato la fase 2, che partirà l’11 maggio, una data che era stata già fissata da Emmanuel Macron. Ma rispetto al presidente il premier ha mostrato prudenza. «Troppa incoscienza e l’epidemia riparte – ha detto -. Troppa prudenza e il Paese crolla».
Una frenata arriva dalle scuole: a sorpresa Macron aveva annunciato anche la riapertura per l’11 maggio, scatenando le proteste di insegnanti e amministratori locali. Pure il comitato scientifico, che accompagna il Governo nella gestione della crisi, aveva criticato la decisione. Philippe l’ha confermata, ma con molte precisazioni. Dall’11 maggio riapriranno progressivamente solo materne ed elementari (e in ogni classe potranno ritrovarsi massimo 15 allievi). Dal 18 maggio saranno le medie a ripartire, mentre per i licei non prima del 2 giugno. Non solo: il rientro a scuola sarà volontario. «Stiamo valutando una serie di indicatori, come la diffusione dell’epidemia – ha precisato Philippe -. Se non ci convinceranno, la fase 2 non partirà nella data prevista». Insomma, potrebbe anche saltare tutto all’ultimo momento: si naviga a vista. Intanto, in un Paese, che ieri sera totalizzava 23.660 morti per il coronavirus (367 nelle ultime 24 ore), si prevede la riapertura dei negozi alla data fatidica, compresi parrucchieri, centri estetici e fiorai, ma non i bar e ristoranti. Dopo l’11 maggio l’autocertificazione non sarà più necessaria, per gli spostamenti fino ai 100 km. Non ricomincerà il campionato di calcio, almeno fino a luglio. Resta solo qualche speranza per il Tour de France, il cui inizio è già stato rinviato al 29 agosto.
QUI GERMANIA. Persino la Germania, modello di gestione della crisi, inizia ad avere qualche incertezza sulla riapertura. I dubbi derivano dalle oscillazioni dell’indice di contagio R0, risalito lunedì al valore 1, dando il senso della “fragilità” di cui parla spesso Angela Merkel. Ieri il valore è sceso di nuovo allo 0,9, ma l’istituto Robert Koch, ha rinnovato l’appello: «Rispettare le regole e la distanza, restare a casa il più possibile». I numeri delle vittime restano relativamente bassi: poco più di 6.000. «Non vorremmo essere costretti a reintrodurre tutta una serie di misure restrittive», ha dichiarato la cancelliera. La Germania rischia a questo punto una riapertura a singhiozzo con contraccolpi, ricadute e rinvii di alleggerimenti già annunciati e attesi con trepidazione dai cittadini. Ufficialmente il lockdown resta in vigore nel Paese ancora fino al 3 di maggio, ma le classi superiori dei licei e delle scuole medie sono tornate sui banchi in alcuni Länder già a partire da lunedì scorso. Giorno in cui hanno anche potuto riaprire gli esercizi commerciali con una superficie di vendita inferiore agli 800 metri quadrati. Lunedì prossimo potranno riaprire anche i parrucchieri e i campi da gioco per bambini nei giardini pubblici mentre per bar, ristoranti e birrerie non è ancora stata fissata nessuna data.
QUI SPAGNA. La Spagna ha una road map per raggiungere la sua «nuova normalità», come l’ha definita il governo. Il piano, illustrato dal premier Pedro Sánchez prevede 4 tappe, con obiettivi chiari, ma senza date rigide. Altra differenza con l’Italia: ogni provincia avrà i suoi tempi a seconda della diffusione del contagio. Le fasi hanno una durata di 14 giorni ciascuno, passati i quali si passa al livello successivo. L’obiettivo finale, in assenza di ostacoli, è completare il percorso a fine giugno. La prima fase, è praticamente già in corso con il ritorno dei bambini in strada (per un’ora) e le passeggiate. Nella seconda inizierà la mobilità all’interno delle province e la riapertura dei negozi, dei bar solo con i tavoli all’aperto (con un terzo della capienza) e degli hotel senza gli spazi comuni. Anche i luoghi culto potranno ospitare solo il 30% dei fedeli abituali. La terza fase prevede il ritorno al cinema e a teatro, ma con un terzo degli spettatori. Via libera anche a musei e mostre. L’ultimo gradino prevede l’apertura di tutti gli esercizi con il 50% della capienza. E i ristoranti con delle separazioni tra i tavoli. La corsa partirà da lunedì 11, con la speranza che il virus non obblighi a una drammatica retromarcia. Siamo tutti sulla stessa basca…