Lo chiamavano “Il soldatino” e non era un diminutivo che…diminuiva, ma una medaglia al valore. Daniele Franceschini era il soldatino del Chievo, uno che c’era sempre, che eseguiva gli ordini, che non tradiva mai.
Giusto per capire, uno di quelli che non rubava l’occhio, raro prendesse un 8 in pagella, ma meno di 6,5 mai. E le squadre sono fatte soprattutto di gente che ti garantisce il 6,5, poi se c’è chi vale l’8, meglio ancora. Ma ogni allenatore sogna di avere almeno otto/nove giocatori da 6,5, perchè la prestazione allora c’è sempre.
Daniele Franceschini era questo. Giocatore moderno, uno che starebbe benissimo anche nel calcio di oggi. Il classico esterno sinistro, più mediano che ala, portamattoni che sapeva anche giocare, buono per tutte le partite e per ogni disegno tattico.
Titolare in avvio, nel primo Chievo di Delneri, poi jolly utilissimo per prendere il posto di Eriberto o Manfredini, quando la partita assumeva una piega diversa e serviva anche chi portasse l’acqua al mulino del risultato. Bravo anche sul piano tattico, il jolly perfetto, come raccontano i numeri della sua bella carriera.
Non a caso, guardate i numeri, ha giocato più di 200 partite in gialloblù, senza mai tradire le attese. E anche quando è finita la sua storia col Chievo, eccolo protagonista alla Samp. Insomma, uno di quelli che ha fatto la favola del Chievo, in punta di piedi, senza bisogno di dirlo. Sapevi che c’era, come lo sapeva Gigi Delneri, che molto gli deve aver lasciato. Oggi Daniele Franceschini fa l’allenatore nei ranghi della Federazione. Guida l’Under 18, cura i talenti di domani. E lo fa con la stessa passione e lo stesso impegno di sempre. Una garanzia come giocatore e come allenatore. Un posto nella storia del Chievo gli spetta di diritto.