Francesca Ziliotto, autrice veronese, sposata con due bambini, laureata in Economia e Commercio e impiegata in un’azienda del settore turistico, torna il libreria con il romanzo “Tutto può succedere” (Capponi editore), che ha nel centro storico di Verona la sua cornice per raccontare la storia familiare di tre donne.
“Tutto può succedere” di Francesca Ziliotto
“Tutto può succedere – racconta l’autrice Francesca Ziliotto – racchiude una storia familiare intensa che per vicissitudini narrate porterà le tre protagoniste a ritrovarsi unite sia come donne che come famiglia, nonostante i numerosi colpi di scena ai quali dovranno fare fronte”.
Teresa, una sessantanovenne tutta d’un pezzo, che trascorre le sue giornate tra viaggi, pranzi con le amiche, musica e l’attenzione per sua nipote Chiara, tredicenne dal cuore buono, che frequenta la scuola media e deve quotidianamente affrontare il delicato tema del bullismo e Lucia, figlia di Teresa, alle prese con le cure per una malattia che, seppur scoperta agli albori della sua formazione, la mette in crisi come donna e moglie di Lorenzo.
Ma per il proseguo di questa avvincente trama familiare, chiediamo all’autrice di darci qualche altro spunto.
Tre donne all’interno di uno spaccato familiare che copre tre generazioni: il perché della trama.
«Quando ho deciso di scrivere questa storia, come mi capita ogni volta che inizio un nuovo percorso letterario, non sapevo dove sarei andata a finire. Avevo un’unica certezza, quella di partire dalla forza del legame della famiglia e in particolare di queste tre donne che ho raccontato con tanto trasporto. Poi la trama si è sviluppata da sé e si arriva alla fine in modo naturale, spontaneo oserei dire, quando per ognuna delle protagoniste è stato individuato il giusto spazio dove collocarle».
In quale delle tre donne protagoniste c’è traccia di Francesca Ziliotto?
«Sinceramente non mi rivedo in nessuna delle protagoniste, ma se dovessi trovare delle sintonie, sicuramente mi avvicino alla tredicenne Chiara, forse perché ha dei tratti molto simili a mia figlia Beatrice e per questo le sono legata. Sarà che sono di parte? (ride ndr)».
Cosa le piace rimarcare o esaltare di ognuna delle tre protagoniste e il motivo.
«Di Teresa ho amato il temperamento, nonostante abbia avuto una vita dura; abbandonata dal marito a crescere da sola due figli, ha saputo tenere testa al vicequestore Corradi, suo ex, facendo valere le sue ragioni di donna. Di Lucia, invece, ho una forte stima per la forza con la quale ha affrontato l’iter della malattia che, anche se scoperta all’inizio della sua formazione, ha influenzato la sua esistenza. Di Chiara amo tutto, la sua creatività tipica degli adolescenti, la voglia di essere forte e la tenerezza nel suo essere fragile. Adoro quella sua maturità, il senso del dovere e l’amore per sua nonna».
Tra i temi affrontati, c’è il bullismo.
«Ritengo che il fenomeno del bullismo sia una vera e propria piaga sociale dei nostri tempi. Purtroppo, è un problema spesso sottovalutato dalle famiglie e dalla scuola. È necessario che i genitori non sottovalutino i segnali che i nostri ragazzi ci trasmettono, sia per i giovani che sono bullizzati, ma ancor di più per quanti si rendono autori di atti di bullismo. Spesso sono proprio loro che hanno più bisogno di più aiuto. Ritengo che il dialogo con gli adolescenti sia fondamentale, come accade nel romanzo tra Chiara e suo zio Carlo, il primo ad accorgersi dei problemi della nipote».
Perché dovremmo leggere “Tutto può succedere”?
«Perché lo ritengo adatto ad un pubblico adulto, ma anche ad una platea più giovane; i temi proposti quali il rapporto genitori figli, la malattia, il bullismo, e i tanti colpi di scena che si susseguono, rendono la storia avvincente e meritevole, secondo me, di spunti di riflessione utili a tutti».