Gli piaceva il Torino, “…perchè mi affascinava la storia della squadra scomparsa a Superga”. Il ricordo è vivo, “…Valentino Mazzola era nel cuore di tutti gli italiani”.
Poi arrivò l’Inter. Gianfranco era un bambino. “Mi ricordo, un giorno giocavo scalzo nel prato, sentivo una radio: Inter-Juventus 6-0… Skoglund, Skoglund, Skoglund… Diventai tifoso dell’Inter. E dissi, “un giorno giocherò nell’Inter”.
E quel giorno poteva esserci davvero. “Stavo per firmare”, ammette Zigogol. “Fraizzoli, presidente dell’Inter, mi voleva a tutti i costi e pensava di avermi convinto”. Gli aveva promesso un ingaggio super. “Ma sì, adesso posso dirlo. Mi dava 80 milioni…”. Una montagna di soldi. Era il ‘74-’75. “Tanto per capire, Garonzi me ne dava 25… Tanti, se penso a quello che predevano all’epoca gli operai, allo stipendio di mio papà. Ma gli 80 dell’Inter…”.
Mai fatta una questione di soldi, Zigogol. Ci pensò un attimo, o forse nemmeno quello. Sentì dentro qualcosa che gli disse “non lo puoi fare, sarebbe un tradimento”.
Così, Zigogol va da Fraizzoli: “Gli dissi, presidente, non posso venire all’Inter. Perderei la faccia con la gente di Verona. Sono rimasto in B per tornare subito in A e se accettassi l’offerta sarebbe un tradimento. Grazie, ma resto qua”.
Era fatto così, Zigogol, “…e forse per questo la gente di Verona mi vuole bene ancora. Perchè non so quanti avrebbero fatto la stessa cosa…”. Perchè, dice, “…è facile restare alla Juve in B, come fecero Buffon e Del Piero. Con gli ingaggi che avevano, non fu un grande sacrificio. Ma restare al Verona, rinunciare all’Inter, non era proprio semplice. Certo, lo rifarei. Ero rimasto per riportare il Verona in A, dopo la retrocessione a tavolino. E infatti, tornammo in A, alla fine di quella stagione. Avevo mantenuto la parola data, quella era la cosa più importante”. Per questo è nella storia di una città. “L’ho detto tante volte, credo di aver ricevuto più di quello che ho dato. A volte avrei potuto dare di più, per l’affetto che sentivo la gente di Verona avrebbe meritato anche di più”. Non ha senso pensarci, “…è stato tutto troppo bello. Ero stato a Roma, quando mi dissero “vai al Verona”, quasi mi metto a piangere. Non sapevo che sarebbe stata la cosa più bella della mia vita”.
Raffaele Tomelleri