La formazione svolge un ruolo essenziale per la crescita di un paese, in quanto investire in formazione e conoscenza significa accrescere il sistema produttivo ed economico di uno Stato, incrementando il suo PIL e valorizzando l’asset più importante, il capitale umano. Il completamento del ciclo di studi, infatti, non può essere la fine di un percorso di apprendimento, in quanto gli individui sono chiamati costantemente ad aggiornare il loro portfolio di competenze per far fronte ai cambiamenti economici, lavorativi e demografici che attraversano il nostro paese. Risulta quindi necessario investire nel lifelong learning per abilitare gli individui a rispondere ai bisogni del mercato.
Il podio va al Nord-Est
In Italia, la propensione a realizzare interventi formativi cresce all’aumentare della dimensione aziendale: le piccole e medie imprese spesso non hanno infatti la capacità di offrire opportunità di formazione ai propri dipendenti e si stima che l’11% degli adulti che lavorano in imprese con 10-49 dipendenti partecipano ad attività di istruzione e formazione non formale legate al lavoro; percentuale che sale al 13% tra quelle delle imprese con 50-249 addetti e al 15% per quelle con più di 249 addetti. Tra le aziende che fanno più formazione spiccano le imprese attive nei settori delle public utilities (energia elettrica, gas, acqua, ambiente) con il 64,2%, seguite dalle costruzioni (57,4%), dai servizi per le imprese (55,7%), servizi alle persone (54,1%) e dall’industria manifatturiera (52,6%). In aumento anche le “imprese formative” nell’ambito del turismo (39,1%). Le imprese che hanno realizzato più attività formative sono situate in prevalenza in Veneto con il 28,4%, pari merito con il Friuli Venezia Giulia con il 28,4%, seguito dal Trentino Alto Adige con il 27,2%. A seguire Valle D’Aosta (26,3%), Umbria (25,5%), Lombardia (25,3%), Emilia Romagna (25,2%), Piemonte (24,6%), Sardegna (23,0%), Liguria (22,4%). Qual è la ragione principale per cui non si fa formazione? Nel 72,3% dei casi, la motivazione che viene attribuita è “il personale non necessità di ulteriore formazione”. I livelli di partecipazione formativa degli italiani sono leggermente peggiorati rispetto agli anni precedenti, a influire diversi fattori tra cui l’età e la scolarizzazione: sono ben lontani gli standard prefissati per la partecipazione all’Adult learning dalla Commissione Europea, che corrispondono al 47% entro il 2025 e 60% entro il 2030. La posizione dell’Italia è dunque ancora molto arretrata, occupando il diciottesimo posto in Europa, davanti a Repubblica Ceca, Lituania, Ungheria, Polonia e Romania, dimostrando quindi che c’è ancora molto da fare.