I Fontanablu sono un gruppo veronese che ha assunto la sua forma definitiva nel gennaio 2019 e che vede impegnati Matteo Fontanabona (voce, basso e chitarra), Chiara Vantini (chitarra, basso e cori), Carlotta Favretto (batteria, chitarra e voce) e Giovanna Girardi (tastiere e cori). Il progetto è partito dalla rielaborazione di brani composti anni prima da Matteo. Poi sono arrivate anche le creazioni degli altri membri della band. Nel gennaio 2020 è stata pubblicata la loro prima fatica discografica, l’LP ”Fontanablu”. A fare le veci dell’intero gruppo è Matteo.
Iniziamo parlando di influenze …
“Sono distinte per ciascuno di noi. Forse io sono più affine, perché ci sono cresciuto assieme, a Chiara. Le mie sono tipo Morricone, Pink Floyd e Bob Dylan. In realtà, ascolto un po’ di tutto. Per dire, mi piacciono molto i Black Sabbath e ascolto metal che non c’entrano assolutamente con quello che faccio. Però, i primi tre artisti che ho citato sono i pilastri. Pure a Chiara piacciono i Pink Floyd e Morricone. Le altre hanno gusti un po’ più indipendenti, ‘raffinati’, che derivano dai loro master in musica”.
La tua voce e il modo di cantare fanno venire in mente i cantautori italiani degli anni ‘60/ ‘70. Che rapporto hai con quel mondo?
“Adoro Lucio Dalla e Lucio Battisti. Apprezzo De Andrè e Rino Gaetano. De Gregori no, invece. Fossati mi piace di più. Poi mi piace molto Faust’O. È un genio musicale ma un po’ estremo, soprattutto come testi. Per chi non lo conoscesse, consiglio ‘Benvenuti tra i rifiuti’”.
Qual è il vostro processo creativo?
“Improvvisiamo su una melodia. Parte la tastiera o la chitarra e improvvisiamo, anche mezz’ora. Io improvviso anche cantando. Registriamo quasi sempre tutto”.
Un vostro brano si intitola “Parigi” e anche nel testo di “Abat-jour” giocate con termini francesi. Qual è il vostro rapporto con la Francia?
“‘Non derivano da un particolare amore per la Francia. A Parigi effettivamente ci ho vissuto e lì ho fatto la canzone. L’ho proprio scritta nello stesso tempo che dura. Ci sono affezionato perché è molto esplicita, spontanea”.
Qual è il vostro brano che vi rappresenta maggiormente?
“‘Fermo’. È strumentale e semplice: due note, due accordi. Quando l’avevo creata anni fa, in un’altra versione senza il gruppo, avevo chiesto riscontro ai miei amici e me l’avevano bocciata. Però a me piacieva talmente tanto che me ne sono fregato e alla fine hanno cambiato tutti idea. Al di là di quello, per me il vero senso della musica è proprio questo qui: con due note, due accordi, si riesce a tenere in piedi una canzone di circa 8 minuti. Secondo me è la migliore e mi trasmette qualcosa”.
Voi membri della band avete background e preferenze musicali diverse. Come fate a fare convivere tutto nel progetto?
“Tentiamo di smussarci a vicenda. Comunque, molte cose, molte canzoni non vengono finite. C’è affinità ma ci sono dei gusti diversi, ed è anche interessante questo”.
Cosa hanno portato queste differenze al progetto?
“Ha portato quello che siamo. Potrebbe essere anche positivo che si faccia un mix di stili musicali diversi. Certo, poi non è che una suona metal e un’altra musica classica”.
State lavorando a nuovi brani?
“Con un po’ di fatica. Io ho una produzione costante. Quindi, inseriamo delle mie canzoni. Giovanna e Carlotta hanno fatto un pezzo che abbiamo iniziato a suonare da poco, ‘Settembre’. La facciamo ai live e la metteremo in disco in futuro”.
Giorgia Silvestri