Il ministro Lorenzo Fontana prossimo presidente del Veneto al posto di Luca Zaia? Al momento sembra un’ipotesi da fantapolitica, e però qualcuno nell’ambiente Lega ne discute eccome. È il titolare del dicastero alla Famiglia e alla Disabilità il «veronese fedelissimo di Salvini fin dai tempi dell’europarlamento» di cui parla, senza farne il nome, il “Cangrande” che da qualche giorno ha cominciato a vergare articoli sul quotidiano cittadino ma il cui pseudonimo con cui si firma non è certo riuscito a preservarne la misteriosa (si fa per dire) identità. Che la Lega veneta sia da sempre fredda nei confronti di quella lombarda e viceversa è noto a tutti. Fu questo uno dei motivi che portò alla spaccatura tra Salvini e Flavio Tosi. Che l’attuale Doge invece sia disposto a cedere lo scranno a Fontana però è tutto da vedere. Zaia gode di un consenso mai raggiunto in passato da un leghista a Palazzo Balbi. Dovesse poi chiudere la partita dell’autonomia entro la fine dell’anno, come pare probabile, il suo indice di gradimento schizzerebbe alle stelle. Zaia nel Veneto orientale non ha rivali: Treviso è il suo feudo, Venezia la sua casa. Nel Veronese sta guadagnando voti di elezione in elezione, nel Vicentino può contare sullo scudiero Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale e per alcuni suo possibile erede nel caso in cui un colpo di scena nel quadro politico nazionale facesse sì che il prossimo candidato premier a breve-medio termine fosse proprio Luca Zaia. Il quale al momento ha in testa soltanto di continuare a fare, e bene come sta facendo (non lo diciamo noi, ma i numeri), il presidente della sua Regione. Quanto al movimento Grande Nord, citato dal “Cangrande”, e che secondo lo pseudonimo della Scala potrebbe erodere consensi alla Lega salviniana, va ricordato che ormai esiste da parecchi mesi e che alla scorse politiche ha preso lo 0,1 per cento. Un po’ pochino al momento per pensare di incidere sugli equilibri della regione. Con un po’ più di organizzazione e radicamento sul territorio chissà.