L’associazione culturale Fonderia 20.9 ospita fino al prossimo 11 gennaio la mostra fotografica La Photogenique.
Creata dalla giovane artista francese Hélène Belleger – classe 1989 – si presenta come una raccolta di fotografie di vari formati. Ad accompagnarle vi sono anche 2 video clip e 2 immagini che sembrano piccoli manifesti pubblicitari retrò.
Il materiale è il risultato di una ricerca tra immagini e articoli di riviste cinematografiche uscite fra gli anni 20 e 50 del secolo scorso. Le fotografie raccolte, incentrate su figure femminili, sono state poi modificate dall’artista stessa.
Il progetto si presenta come una riflessione sulla dicotomia tra immagine dello schermo e realtà, su come la figura femminile viene presentata dall’obbiettivo e com’è realmente.
L’intento della opere esposte, come espresso dall’autrice stessa, è evidenziare questa dicotomia e come il cinema sia stato una delle cause dell’oggettivazione e standardizzazione della figura femminile.
Questo si nota soprattutto nelle 5 opere provenienti dal progetto Right Color realizzato dall’artista nel 2018. Sono dei ritratti di volti femminili riportati su dei grandi teli.
Belleger ha modificato queste immagini aggiungendo del make up dai colori estremamente accesi che riproduce quello utilizzato negli anni in cui sono state scattate le foto.
Ovviamente questo make up non veniva catturato dall’obbiettivo della macchine fotografiche o delle cineprese ma, inserito oggi, rivela dei volti che sembrano quasi delle
Il contrasto tra l’acceso colore del trucco e il bianco e nero viene accentuato anche dalle caratteristiche della mostra. Le pareti delle stanze sono tutte tinte di bianco o nero ed, eccetto per il trucco, poche sono le note di colore presenti.
Vi è poi un’immagine che sembra provenire da un depliant pubblicitario, un’opera chiamata Color me beautiful (2018).
Una mano sorregge un libro dal titolo Discover your natural beauty through colour (riscopri la tua bellezza naturale attraverso il colore). L’uso di immagini ripetitive, come le figure femminili della carta da parati, l’utilizzo di colori innaturalmente accesi e di immagini tratte da riviste – sono tutti elementi che ricordano l’arte di Warhol. Richiamano, infatti,opere celebri come i ritratti di Merilyn Monroe (The Shot Marilyns, 1964) o la serie di lattine di zuppa (Campbell’s Soup Cans, 1962) .
Giorgia Silvestri