Fogliardi riaccende il motore di Verona “Nel tempo la città ha perso tante sue prerogative: è il momento di rilanciare”

Un po’ sospeso a metà, tra quel filo di nostalgia che ti prende quando hai vissuto storie importanti e la voglia di ritrovare certezze perdute. “Ci troviamo ancora, con alcuni fuorusciti del Partito Democratico…Dico Follini, Pierferdinando Casini, D’Ubaldo, il figlio di Ciriaco De Mita, bellissima persona. Non è nostalgia, è la voglia di tenere viva quella tradizione culturale, quel pezzo di storia che altrimenti rischia di andare perduta per sempre”.
Giampaolo Fogliardi, due volte parlamentare, due volte sindaco di Castelnuovo, figlio d’arte, poggia lo sguardo “…su una politica cambiata, diversa. Dove negli anni è venuta a mancare quella “scuola di partito”, dove crescevi, imparavi, ti misuravi, capivi i meccanismi. Oggi sembra tutto così facile e invece temo sia molto più complicato…”.
Dice che “…è come se una stagione della politica italiana fosse stata cancellata, fosse andata perduta. Ed era una stagione di valori forti, di tensioni, di partecipazione, di intuizioni di grandi uomini”.
Racconta di essere stato affascinato, lui, come tanti altri, “…dalla statura dei leader di allora. Penso a Moro, ma anche a uomini di altri partiti, dico Berlinguer, per fare un nome. Tu ascoltavi le loro relazioni e capivi il perchè della loro leadership. E a distanza di anni, capisci perchè avevano intuito in anticipo che cosa stava cambiando, o forse era già cambiato, nella politica italiana”.
E Verona? Fogliardi sospira. “Qualcosa ha perso, nel tempo, questo è sicuro. Se pensiamo a quelli che erano i capisaldi della vita economica cittadina, le basi sulle quali poggiava la forza della città, oggi facciamo fatica a riconoscerle. Il Banco Popolare, Cattolica, ma anche la Fiera, l’Aeroporto, erano le fondamenta di quella “città finanziaria” che eravamo e che oggi, probabilmente, non siamo più”.
Servirebbe, spiega, “…un tavolo permanente, attorno al quale radunare le menti di Verona, chi vuole bene veramente alla città, chi voglia davvero progettare il futuro. Qui non si tratta di simpatia o antipatia, ma di competenze da mettere al servizio di una città da rilanciare. Una cabina di regia? Sì, una leadership forte, che sappia tenere questo tavolo, per il bene di Verona”.
La città? Fogliardi ha un’idea, a suo tempo già percorsa, “…quella di una città che deve guardare a nord, Trento, Bolzano, ma anche a Brescia e Mantova, più che al resto del Veneto. Noi abbiamo perculiarità diverse da altre città. Abbiamo il lago di Garda, abbiamo l’aeroporto che ci rende strategici e ci libera da una sorta di “dipendenza veneziana”. Ma il Catullo va rilanciato, è fondamentale”.
Osserva che servirebbe, anche “…la capacità di allungare lo sguardo ben oltre l’orizzonte”. Racconta di papà, a suo tempo grande sindaco di Castelnuovo Veronese. “Già – spiega – fu lui a voler cambiare il nome in Castelnuovo del Garda. Perchè, diceva, abbiamo la fortuna di avere un pezzo di lago nel nostro territorio, un giorno sarà una nostra grande risorsa. E gli dicevano “te si mato, qua ghè le cotole e le scarpe, iè quele le nostre risorse”. E papà diceva, “ma se le cotole e le scarpe le finisse, cosa ne resta?”. Fu così che nacquero nel tempo, strutture come Gardaland. Ma l’intuizione era arrivata molto tempo prima”.
Ci crede, Fogliardi. Ci crede ancora. “Credo che ci sia spazio per recuperare il tempo perso, ma la politica deve tornare a essere al centro del nostro pensare. Nel tempo, questo s’è perso ma quella stagione non è finita. Va solo riaccesa. Facciamolo”.
R.Tom.