Il Verona uscito sconfitto dalla sfida dell’Olimpico contro la Lazio è stato ancora una volta una squadra a due facce. Il primo tempo disputato dai gialloblù ha quasi rasentato la perfezione. Squadra corta, compatta, organizzata e con la giusta dose di intensità e aggressività. Capace di spegnere quasi sul nascere le iniziative biancocelesti, riducendo al minimo ogni rischio. Pronto a ripartire e a mettere in difficoltà la retroguardia laziale, laddove se ne fosse presentata l’occasione. Nella ripresa, invece, la squadra di Baroni è sembrata quasi la brutta copia di quella vista, e per certi versi ammirata, nei primi quarantacinque minuti. La formazione dell’ex tecnico gialloblù Igor Tudor, grazie anche agli innesti di Zaccagni e Pedro, ha decisamente cambiato marcia, prendendo in mano e riscrivendo lo spartito dell’incontro. E Il Verona? Lazovic & c. hanno perso le distanze tra i reparti, offrendo il fianco alla reazione biancoceleste. Si sono visti, inoltre, alcuni errori individuali e proprio
su uno di questi è nata l’azione che ha condannato l’Hellas alla sconfitta. Ciò nonostante, il pareggio dell’Udinese e le sconfitte di Empoli, Sassuolo e Cagliari hanno lasciato la situazione praticamente invariata. Ci sarà da soffrire ancora. Si sapeva.
PASSO INDIETRO DI DUDA E SUSLOV
Titolari quasi inamovibili nello scacchiere gialloblù di Marco Baroni, nelle ultime due partite contro Udinese e Lazio, sia Suslov che Duda sono partiti dalla panchina, entrando solo nella seconda parte del match. Ma mentre con i bianconeri friulani il loro ingresso in campo aveva trasmesso una scossa positiva, sabato sera è successo l’esatto contrario. La presenza di Duda è passata quasi inosservata mentre Suslov è diventato con il suo errore protagonista in negativo. La scelta di Baroni di farli partire dalla panchina non è sicuramente casuale. Il Verona, però, per raggiungere il proprio obiettivo ha bisogno dell’apporto determinante dei due giocatori slovacchi. A partire dalla prossima gara con la Fiorentina.
FASCIA DESTRA LATO DEBOLE
Sabato sera, fin dai primi minuti di gioco, la Lazio ha trovato terreno fertile sulla fascia sinistra dove Tchatchoua, che propriamente difensore non è, poco o nulla supportato nei raddoppi da Mitrovic, ha faticato oltremodo a contenere le incursioni biancocelesti. Diversamente da quanto successo, invece, sulla corsia opposta dove Lazovic, sacrificandosi in copertura, è risultato determinante assieme a Cabal per opporre un’adeguata opposizione. Nella ripresa l’ingresso di Zaccagni ha peggiorato la situazione tanto che proprio da quella parte è nata, seppur su errore di Suslov, la percussione vincente. Con il senno di poi, forse, anche se la riprova non esiste, l’impiego di Centonze avrebbe potuto dare un contributo diverso in fase difensiva.
APPUNTAMENTO AL BENTEGODI
Archiviata la sconfitta, bisogna guardare avanti. Alla fine del torneo mancano quattro partite. Tre di queste, però, saranno disputate tra le mura del Bentegodi dove sappiamo bene come la presenza del caldo e appassionato pubblico gialloblù rappresenti il vero valore aggiunto. Tolta l’ultima con l’Inter, dove l’auspicio è quello di aver già chiuso la pratica salvezza, i gialloblù si giocheranno tutto nelle gare casalinghe con Fiorentina e Torino e nella successiva trasferta in casa di una Salernitana già retrocessa ma, probabilmente, disposta a vendere cara la pelle. Tuttavia, ottenere almeno quattro punti nelle prossime due gare potrebbe avvicinare di molto l’obiettivo. Giusto provarci.
Enrico Brigi