La decisione della Regione Toscana di dotarsi di una legge che regoli il suicidio medicalmente assistito apre un dibattito anche nel Veneto e in particolare nel Centrodestra con Stefano Valdegamberi (presidente Gruppo Misto) in aperto contrasto con il presidente Luca Zaia.
“Mi dispiace – ha detto – che di fronte alla legge sul suicidio assistito approvata dalla Regione Toscana (che ritengo più un manifesto ideologico perché la decisione semmai spetta allo Stato e non alle Regioni) e bocciata (anche con il mio contributo) dalla Regione Veneto, si parli di nuovo rilancio nel Veneto e di ipocrisia. Basterebbe andare a vedere – ha aggiunto – dove stanno portando le leggi sul suicidio assistito in Canada o in alcuni Paesi del Nord Europa che, partite dai casi estremi, in nome della “libera” scelta, allargano sempre più la maglia, comprendendo disabili e persone anziane che non hanno la possibilità economica per curarsi, indotti al “diritto” di farla finita. Di fronte ad una parvenza di libera scelta e di umanità, – ha concluso – si nasconde il vero obiettivo che è quello di ridurre la spesa sanitaria e sociale, a partire dai meno abbienti, invitando chi è solo un costo, uno “scarto” a “farsi da parte”. La vera ipocrisia sta nel non avere soldi per supportare adeguatamente le persone e le famiglie in questi momenti difficili della vita, con cure palliative e terapie antidolore adeguate oltre che con il supporto alle famiglie più fragili. Lo Stato deve dare fiducia verso la vita e non dispensare la morte. Ma per questo non abbiamo le risorse mentre troviamo i miliardi per incrementare la spesa per le armi: qui sta la vera ipocrisia”.
Contrari anche gli eurodeputati veneti di Fratelli d’Italia, Elena Donazzan e Daniele Polato: “Così facendo, Zaia si dimostra irrispettoso della votazione dell’assemblea e, per estensione, delle istanze della maggioranza dei veneti che nel Consiglio regionale sono rappresentate”.
Diversa la posizione del presidente Luca Zaia che si schiera apertamente con la decisione presa dalla Toscana: “Cominciamo con il dire – spiega Zaia a Il Corriere della Sera – che in Italia il fine vita esiste già. Normato da una sentenza. Il dire che non esiste, significa non essere rispettosi dei cittadini”. Il governatore della Lega ha incaricato i suoi tecnici di mettere a punto un regolamento per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 che garantisce l’accesso alla morte volontaria in alcuni casi ben specificati. Prevede “semplicemente, il modo di dare una risposta ai cittadini che, in casi dolorosi e particolari, chiedono di porre fine alla loro esistenza”.
“La sentenza – prosegue Zaia a Il Corriere – prescrive che una persona possa chiedere il fine vita se è tenuto in vita da supporti vitali, ha diagnosi infausta, è in grande sofferenze e decide in libertà di intendere e di volere. La sentenza non dice due cose: i tempi entro cui deve arrivare una risposta e chi deve gestire e somministrare il farmaco”. “Sul fine vita la grande ipocrisia di questo Paese è far finta che le norme non ci siano. Ma a un amministratore non devi chiedere se è a favore o contro il fine vita. Devi chiedere di applicare le leggi”, sottolinea Zaia. Eppure, una parte della maggioranza di centrodestra è contraria. “Ripeto, si tratta di non essere ipocriti. Se qualcuno è contrario, anche se io non condivido l’atteggiamento poco liberale, proponga una legge che vieti il fine vita e non se ne parla più – conclude -. Ma è inaccettabile il non dare seguito a una sentenza della Corte”.