Finanziare le infrastrutture idriche Acque Veronesi ha investito oltre 130 milioni negli ultimi 3 anni: altri 300 in previsione

Che serva accelerare sugli investimenti nel settore idrico, in Italia come in Europa, è oggi un tema chiaro e largamente condiviso. Il gap infrastrutturale preesistente, la necessità di adeguamento alle nuove e sempre più stringenti direttive europee, sia in termini di acque potabili che di acque reflue, e l’adattamento dei sistemi alle attuali condizioni climatiche sono i principali aspetti che hanno portato i gestori negli ultimi anni a generare sempre più cospicui investimenti (solo Acque Veronesi ha investito oltre 130 milioni di euro negli ultimi tre anni e prevede di investirne oltre 300 nei prossimi sei). Con questo trend, che sarà necessariamente in crescita, diventa cruciale il tema della tariffa che deve rimanere sostenibile e accettabile. Un risultato che può essere ottenuto solo attraverso nuovi strumenti innovativi per finanziare le infrastrutture idriche, ed è quello che i gestori italiani che fanno parte di Aqua Publica Europea (l’associazione che riunisce i gestori dell’idrico a capitale interamente pubblico del vecchio continente) hanno chiesto a Bruxelles, in una tavola rotonda dal titolo “Resilienza in azione: verso uno sforzo coordinato per una gestione sostenibile delle risorse idriche” a cui hanno preso parte rappresentanti di istituzioni nazionali e internazionali, sia economiche che di governo.
“I gestori devono innanzitutto proseguire sulla strada della massima efficienza, che rappresenta un primo e significativo risparmio” ha spiegato nel suo intervento Roberto Mantovanelli, presidente di Acque Veronesi e vicepresidente di Ape. “L’unica alternativa alla tariffa oggi è quella di intercettare finanziamenti esterni: lo abbiamo fatto con il Pnrr e lo dovremo fare in futuro quando ce ne sarà occasione, penso soprattutto alle grandi infrastrutture idriche che non hanno una correlazione diretta con i consumi e quindi con la tariffa a carico dei cittadini” spiega l’ingegnere veronese riferendosi alle opere necessarie per rispondere ai cambiamenti climatici, dalla siccità agli allagamenti.
“E’ però riduttivo chiedere solo un impegno economico alle prossime istituzioni europee” prosegue Mantovanelli, che con Ape punta a nuovi strumenti normativi che permettano di individuare fonti di finanza alternative a sostegno degli investimenti e di facile accesso per le utilities idriche. Nonostante una tariffa tra le più basse d’Europa, mediamente in Veneto il costo del servizio dei gestori idrici si aggira sui due euro per metro cubo (mille litri) d’acqua consumata, mentre a Bruxelles si viaggia sui 4 euro e a Parigi sui 6 euro per metro cubo, la volontà è quindi quella di spingere sugli investimenti gravando in maniera meno impattante possibile sulla tariffa. Cosa che i gestori veneti che fanno parte del consorzio Viveracqua hanno già ottenuto in passato attraverso l’operazione “Hydrobond”, uno strumento di tipo obbligazionario indicato da Bei (Banca Europea per gli Investimenti) come esempio virtuoso di economia circolare in Europa. “Un’esperienza vincente che proseguirà con una prossima emissione, la quinta” conclude Mantovanelli. “Si tratta di obbligazioni sottoscritte da importanti investitori istituzionali che ci hanno permesso di finanziare con durate lunghe e a tassi vantaggiosi una parte significativa delle nostre opere. Grazie a questo già oggi, riuscendo a contenere l’impatto sulle tariffe, in Veneto siamo sopra la media italiana degli investimenti pro capite per residente, collocandoci nella fascia più alta che va dagli 80 ai 100 euro a persona”.