La Guardia di Finanza di Verona e la Polizia di Stato del capoluogo scaligero, all’esito di articolate indagini delegate e coordinate dalla locale Procura della Repubblica nel settore del contrasto alla criminalità economico-finanziaria, nei giorni scorsi hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro.
Il provvedimento, assunto con procedura d’urgenza dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Gennaro Ottaviano e convalidato con decreto del Gip del Tribunale scaligero, dott. Raffaele Ferraro, è stato emesso nei confronti di 28 società e 8 persone fisiche.
Queste ultime sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, anche ai danni dello Stato, all’insolvenza fraudolenta, alla ricettazione, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’accesso abusivo al credito e alla bancarotta fraudolenta.
Tra i beni sequestrati 24 unità immobiliari, 13 autoveicoli oltre 100 rapporti finanziari riconducibili agli indagati ed alle numerose società coinvolte.
L’importante sequestro giunge al termine di complesse investigazioni eseguite sinergicamente dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona e dai poliziotti della Sezione di p.g. della Polizia di Stato presso la locale Procura della Repubblica.
Sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle e dei poliziotti è finita, in particolare, un’associazione non riconosciuta di Sanguinetto (VR) operante nel settore dell’«organizzazione di lavoro», amministrata da due uomini della provincia, un quarantenne e un cinquantenne (quest’ultimo con specifici precedenti di polizia), risultati essere i dominus dell’organizzazione criminale che si avvaleva, tra l’altro, di una sessantina di società aventi sedi in Italia e all’estero (Hong Kong, Giappone, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca).
I finanzieri e i poliziotti hanno accertato, nel dettaglio, un vorticoso giro di false fatture emesse dalle società coinvolte, intestate a meri prestanome, utilizzate sia per ingannare gli istituti di credito attraverso lo strumento dell’«anticipo su fatture», che per dare una falsa rappresentazione di solidità finanziaria al fine di farsi riconoscere importanti linee di credito.
L’importo delle misure di sostegno fruite nel periodo dal 2018 al 2021 dalle società coinvolte è di circa 11 milioni di euro, dei quali circa 6 milioni di euro riferiti a finanziamenti garantiti dallo Stato in forza della normativa di sostegno alle imprese connessa all’emergenza Covid-19.
Le indagini hanno consentito di smascherare, inoltre, un complesso sistema truffaldino realizzato attraverso l’artificioso ricorso a contratti di leasing per l’acquisizione di macchinari industriali, il cui valore reale era di gran lunga inferiore (sino a dieci volte) a quello dichiarato alle banche; non appena gli istituti di credito eseguivano i bonifici sui conti correnti delle varie società fornitrici (conniventi nella frode), tali somme venivano immediatamente dirottate dagli indagati verso società fittizie agli stessi riconducibili, con sede in Italia e all’estero. Le banche venivano così truffate due volte: la prima all’atto della stipula del contratto di leasing, dal momento che le stesse finanziavano l’acquisto di un bene che in realtà valeva molto meno rispetto agli importi erogati, la seconda perché la società debitrice del leasing (e teoricamente utilizzatrice del bene) non pagava le rate dovute facendo perdere le tracce dei macchinari e impedendo così alla banca concedente di rientrarne in possesso.