E chi l’ha detto che Verona non ha mai voglia di discutere e confrontarsi? A smentire questo luogo comune sono stati un centinaio di cittadini veronesi che ieri sera 15 marzo sono rimasti incollati al pc fino a mezzanotte per discutere di banche, soldi e responsabili delle vicende della finanza veronese.
L’occasione è venuta dal dibattito “La finanza perduta. Il caso veronese tra logiche di mercato ed opportunità territoriali” , organizzato dall’associazione culturale La città che sale, e alla quale hanno partecipato Gian Pietro Dal Moro, deputato del Partito Democratico, membro della Commissione bilancio della Camera; Massimo Ferro, senatore di Forza Italia, responsabile del dipartimento economia del suo partito; Ivano Palmieri, autore del saggio “Schei in fumo”, Cierre edizioni, 2021; Roberto Ricciuti, docente di Politica economica, Univr. Ha introdotto il presidente dell’associazione veronese Alberto Battaggia
Fra gli intervenuti, imprenditori come Giuseppe Manni ed Enzo Bolcato, professionisti come Michele Giangrande, Maurizio Marino, Fulvio Cavalleri, Gian Arnaldo Caleffi, Roberto Capuzzo, Amedeo Margotto, Massimo Valdinoci; parlamentari come la ex senatrice tosiana Patrizia Bisinella e il piddino Diego Zardini; ex sindaci di Verona come Flavio Tosi e Paolo Zanotto e di Villafranca Graziano Tovo; il presidente di Last ITS Logistica Silvano Stellini; accademici come il il prof. Roberto Giacobazzi e Sergio Noto, storici dell’arte come Paola Marini, il segretario del pd cittadino Luigi Ugoli, l’ex senatore Luigi Viviani, il direttore generale di Fondazione Cariverona Giacomo Marino,…. e poi tanti cittadini che approfittando della presentazione del saggio di Ivano Palmieri dedicato alla crisi di Banca Popolare di Verona, Cattolica Asscurazioni e Fondazione Cariverona, hanno voluto capire qualcosa di più su una delle più dolorose pagine della economia scaligera..
Nell’introduzione, Alberto Battaggia, Presidente dell’associazione, ha riassunto il pensiero del Professor Palmieri e ha spiegato gli intenti della serata.
“L’obiettivo di questa serata – ha detto Battaggia – è quello non di trovare dei colpevoli, ma di individuare le sofferenze che ci sono state e valutare le scelte da prendere per il futuro degli enti della nostra città. Il testo descrive, talvolta anche aspramente, ciò che è stato, ciò che è successo, il Professor Palmieri ha analizzato la storia dell’economia delle finanza veronese. Inoltre individua dei fattori oggettivi e soggettivi. I primi sono riconducibili al contesto storico, alle diverse crisi che si sono susseguite nell’arco di questi anni, i secondi, invece, sono da attribuire a chi ha ricoperto i ruoli più importanti nei consigli di amministrazione di Cattolica, Banca Popolare e Fondazione CariVerona. Non per incolpare loro, ma per constatare che spesso chi rappresentava queste realtà c’è rimasto per tanto tempo”.
Tornando ai giorni nostri, l’Onorevole dal Moro, ha affermato che “Verona gioca un ruolo marginale rispetto alle altre città Venete. Quando si discuteva a Roma sulle regioni, nel dopoguerra, Ubaldi propose di creare una regione di mezzo tra Veneto, Friuli e Trentino, perché aveva ben compreso che quel territorio era più forte se unito in un’unica regione”. Secondo dal Moro, l’unico antidoto per non ripetere quanto accaduto è che gli Istituti di credito e le fondazioni, abbiano rapporti trasparenti con chi si fida di loro e porta i propri risparmi nelle loro casse, soprattutto oggigiorno che “la globalizzazione porta con sé lo spettro della speculazione dell’alta finanza”.
Diverso è stato l’intervento del Senatore Ferro che si è discostato dall’opinione del suo collega. “Non condivido nel complesso la visione di Palmieri, egli ha fornito a chi legge un punto di vista catastrofico. La mentalità adattiva di cui parla il Professore a me piace moltissimo. Va detto, però, che di soldi ne sono stati sperperati molti, troppi. Ma ora i migliori si devono rimboccare le maniche. Per dare due dati incoraggianti e un po’ di positività, ad oggi, nelle banche veronesi sono presenti 150 miliardi”.
Dall’università, invece, arrivano spiegazioni e consigli. Il Professor Ricciuti ha affermato che le banche sono in crisi perché da vent’anni, ormai, l’Italia non cresce e, come ha scritto il Sociologo Ricolfi ne “La Società Signorile di massa”, spende quello che non ha. Dall’altro lato ha consigliato di vigilare sugli enti, perché una lunga permanenza sulle poltrone “che contano” può creare disagi.
A questo proposito, una rassicurazione è arrivata dal numero due di CariVerona, Giacomo Marino, il quale ha ricordato che le Fondazioni hanno firmato un protocollo che vincola i dirigenti a solo due mandati consecutivi.
C. G.