Incastonato fra le ultime recite di Così fan tutte, domani e sabato prorompe l’Ottocento tardoromantico dei massimi compositori del cuore dell’Europa orientale con capolavori di sinfonismo monumentale e virtuosismo brillante. Il maestro veneziano Francesco Ommassini guida l’Orchestra areniana nella trascinante Sinfonia n. 8 in Sol di Dvořák e nel primo Concerto per pianoforte e orchestra di Chopin, con il trionfale ritorno a Verona della giovane Leonora Armellini, giovanissima gloria e prima Italiana premiata al più ambito e importante Concorso pianistico internazionale, lo Chopin di Varsavia.
Il Concerto n. 1 in mi minore è una delle pagine oggi più note di Fryderyk Chopin (1810-1849): il massimo compositore polacco e maestro del pianoforte aveva destinato le più grandi ambizioni sinfoniche e virtuosistiche a questo ampio concerto romantico, pubblicato prima del Secondo in fa minore, ma composto in realtà poco dopo, tra la primavera e l’estate del 1830. Dedicato al predecessore e virtuoso Kalkbrenner, esponente esemplare della musica della Restaurazione, quello in mi minore di Chopin si distacca dalla gradevolezza dei contemporanei concerti in stile “Biedermeier” per una malinconia romantica personale e radicata nella propria terra, quella Polonia che non lo aveva sostenuto ancora giovane e che lo avrebbe salutato per sempre proprio dopo la prima esecuzione di quest’opera, di successo ma inosservata per la stampa locale. Chopin partì per l’estero «per vocazione e buonsenso» e non avrebbe fatto più ritorno in patria se non, dopo la morte precoce, con il proprio cuore, custodito nella chiesa di Santa Croce a Varsavia per volontà del compositore. Il primo e più esteso movimento si apre con un tema maestoso e austero nella tonalità di impianto e prosegue sempre con l’orchestra che espone anche il secondo tema, più gentile e cantabile: solo dopo fa il suo ingresso il pianoforte, protagonista marziale, quindi melanconico, infine tempestosamente virtuoso in un dialogo crescente e serrato con la compagine sinfonica. Tutt’altra atmosfera è quella della Romanza (con lessico mozartiano): il secondo movimento è un’evocazione delicata e nostalgica di chiaro di luna primaverile, come testimoniato dalle lettere dell’autore. Il virtuosismo si scatena nel trascinante ultimo movimento: un Rondò energico dalla melodia vivace e ritmicamente spigolosa, pervasa dal Krakoviac, antica e sincopata danza popolare polacca.